Ogni mattina i dipendenti della BBC corrono letteralmente dentro la sede ubicata nel centro di Londra, e questo non per una straordinaria dedizione al lavoro (va bene essere esterofili, ma a tutto c’é un limite…), né perché debbano pubblicare le ultimissime news della notte.
Il fatto è che sono tutti impegnati in una lotta quotidiana per accaparrarsi le scrivanie migliori. La BBC è una delle aziende anglosassoni ad aver adottato la tecnica dell’“hot-desking“, una delle mode del momento, che consiste nel non preassegnare i posti di lavoro ai singoli addetti. La cosa ha destato non poco malcontento, tanto da essere stata presa in giro in una sitcom prodotta proprio dalla “Vecchia zia” (così viene chiamata la TV pubblica britannica).
Non sarebbe strano se i dipendenti della BBC a questo punto si rivolgessero a un servizio di condivisione di posti, ossia desk sharing, magari uno peer to peer.
ShareDesk, ad esempio, è una start-up nata due anni fa che offre 2.400 uffici in 70 paesi. I posti disponibili sono mostrati sul suo sito web, dove è disponibile anche il servizio di prenotazione per chi ha bisogno di uno spazio. La pubblicazione di un’offerta è gratuita, e chi prende in affitto uno spazio non paga nessuna commissione. Il costo del servizio è infatti a carico del proprietario, nella misura del 15% del valore della transazione.
Un altro servizio simile è quello di Zipcube. Questa start-up è più giovane, e per ora offre solo 180 spazi a Londra, un numero che dovrebbe raddoppiare entro l’estate. Entro la fine del 2014 Zipcube punta a espandersi nel resto del Regno Unito e nelle principali città europee. Con Zipcube, chi cerca un posto paga lo stesso affitto di chi utilizza mezzi tradizionali. Chi offre lo spazio riceve lo stesso trattamento offerto da ShareDesk (annuncio gratuito e 15% di commissione sull’importo della transazione).
Questi servizi si vantano di essere più flessibili di quelli di coworking gestiti dai big del settore (come Regus, uno dei leader mondiali, che ha registrato un fatturato di un miliardo e mezzo di sterline nel 2013). Trovare la struttura per una giornata di lavoro o per una riunione può infatti richiedere tempo: molti edifici offrono una gamma limitata di servizi accessori, e la maggior parte non offre la prenotazione online.
Cercare posti su siti come Zipcube o ShareDesk ha anche altri lati positivi. Non sarà economico come sfruttare il wifi e il posto offerto da una caffetteria, ma è sicuramente più comodo. Secondo alcuni studi condotti alla Stanford University, è anche più efficace che lavorare da casa: sembra infatti che incontrare estranei in uno spazio di coworking stimoli la creatività di chi li frequenta.
E poi c’è un altro beneficio, che per alcuni è il maggiore di tutti: potersi liberare con un click del mouse dei colleghi rumorosi, rompiscatole o anche solo antipatici…