La lettura di dicembre dell’indice PMI della produzione industriale, calcolato dalla società di ricerca IHS Market Economics, mostra che la produzione della zona euro ha concluso il 2016 con una crescita robusta e anche alcune spinte all’aumento dei prezzi.
L’indice PMI a dicembre ha registrato infatti un valore di 54,9, un valore in crescita rispetto a quello di novembre (53,7), corrispondente a una crescita del PIL di +0,4% nel quarto trimestre. Si tratta inoltre del livello migliore da aprile 2011, e anche a livello di media annuale l’indice PMI è ai massimi dal 2010.
Le condizioni di attività nell’industria sono migliorate al tasso più elevato degli ultimi cinque anni e mezzo, anche grazie all’impatto dell’euro debole, che ha aiutato le esportazioni. Sono aumentati sia gli ordini in arrivo che quelli da evadere. Con dati così positivi, la crescita della produzione industriale dovrebbe essere superiore a +1% per l’ultimo trimestre.
Anche il dato italiano (53,2 punti, massimo da sei mesi a questa parte) è positivo. A parte la Grecia, tutti i paesi europei hanno registrato una situazione di crescita della produzione industriale.
Anche l’attività nel settore dei servizi ha continuato a migliorare, anche se a un tasso in rallentamento, accompagnata da un andamento simile anche dal punto di vista dell’occupazione e dei nuovi ordini. L’espansione continua comunque lungo il trend registrato nel complesso del 2016.
Più ottimismo, nonostante tutto
Un altro elemento importante emerso dalle indagini condotte alla fine del 2016 è l’aumento dei livelli di ottimismo per l’anno prossimo, in crescita almeno per ora nonostante gli elementi di incertezza geopolitica che stanno maturando negli ultimi mesi.
L’economia della zona euro dovrebbe pertanto partire nel 2017 con il piede giusto, anche se ci sono incertezze legate alla situazione nel nostro Paese e alle elezioni previste in Germania, Francia e Olanda, oltre che ovviamente al tema della Brexit.
Oltre alla crescita dell’economia in generale, il sondaggio lascia presagire l’intensificazione delle pressioni inflative, uno scenario che sicuramente aiuta le politiche monetarie della BCE. Il rovescio della medaglia derivante dalla debolezza dell’euro (che come si è visto sopra favorisce le esportazioni) è infatti un aumento dei prezzi delle importazioni, che si vanno ad aggiungere agli aumenti dei prezzi delle materie prime sui mercati globali.
Il tasso di crescita dei prezzi alla produzione è infatti ai livelli più elevati da cinque anni e mezzo a oggi. A questo si aggiunge, per i prossimi mesi, che la crescita degli ordini per l’industria porta con sé la difficoltà a soddisfare la domanda a parità di capacità produttiva disponibile, con conseguente pressione verso l’aumento dei prezzi anche da questo punto di vista.