L’economia dell’eurozona a Marzo 2017 ha premuto sull’acceleratore: a dirlo è la recente indagine PMI condotta dall’istituto di ricerca Markit Economics, che registra una crescita dell’indice dal valore di 56 di Febbraio a 56,7. Si tratta del miglior trimestre degli ultimi sei anni.
Il tasso di crescita dell’occupazione è ai livelli massimi da circa 10 anni, ma anche le pressioni sull’aumento dei prezzi si sono rafforzate, il che comincia a mettere in dubbio le politiche monetarie della Banca Centrale Europea.
La crescita nel settore dei servizi ha subito un’accelerazione fino ai massimi da Aprile 2011, mentre la crescita del settore industriale ha rallentato, ma in modo marginale.
Per quanto riguarda la situazione dei singoli paesi, la crescita ha accelerato in Germania, ma quella registrata in Francia risulta ancora leggermente superiore, ai massimi da Maggio 2011. L’aumento dei tassi di sviluppo in Francia è dovuto a una crescita nel settore dei servizi, mentre in Germania fare la traino è stata la manifattura. Per quanto riguarda gli altri paesi, la crescita della produzione dei nuovi ordini ha rallentato leggermente, ma resta su livelli elevati.
Cresce bene l’occupazione
Il tasso di occupazione ha registrato su base mensile la migliore variazione da Luglio 2007, grazie alla decisione delle aziende di assumere nuovo personale per far fronte alla crescita della domanda. Sia nell’industria che nei servizi (e per questi ultimi in particolare in Germania) la crescita dell’occupazione è ai massimi.
La crescita della domanda ha consentito a un buon numero di imprese di alzare i prezzi praticati alla clientela: la crescita di questo indice è ai massimi da Giugno 2011.
In molti casi, l’aumento dei prezzi è dovuto alla necessità di trasferire ai clienti l’aumento dei propri costi. L’aumento dei costi dei fattori produttivi è infatti il più forte da Maggio 2011: anche la debolezza dell’euro è tra i fattori che hanno accresciuto l’impatto dell’aumento dei prezzi di molte materie prime, in particolare di quelle energetiche oltre che di quelle alimentari e dei metalli.
Si sono registrati inoltre i primi segnali di aumento il costo del lavoro. La crescita della domanda ha tuttavia consentito ai produttori di alzare i propri prezzi.
L’aumento delle pressioni inflattive è dovuto fondamentalmente alla crescita dei prezzi globali delle commodity, oltre che alla debolezza dell’euro, ma in particolare è l’aumento del potere contrattuale dei fornitori il fattore su cui la BCE terrà nei prossimi mesi gli occhi puntati. In condizioni normali, infatti, l’andamento dell’indice PMI registrato in questi mesi dovrebbe spingere la Banca Centrale ad adottare misure restrittive del credito. Tuttavia, la situazione attuale in Europa non può ancora definirsi normale, e quindi la BCE dovrà mantenere un difficile equilibrio tra la gestione del post-crisi e il controllo dell’inflazione.