Prendiamo simpaticamente atto del comunicato ufficiale, in cui si esprime naturalmente piena soddisfazione e ottima riuscita (i comunicati di qualche manifestazione più recente erano decisamente più ridicoli) e proviamo a riflettere, nel nostro piccolo, sul futuro di queste fiere plenarie dedicate all’edilizia e alle costruzioni.
Per prima cosa, così come succede nella lettura della temperatura, anche in questo caso occorre ormai introdurre il concetto di “percepito”: chi ha partecipato alla precedente edizione aveva già assorbito allora lo shock degli spazi vuoti e della poca gente. Quest’anno, con un riempimento più comodo e confortevole, ci è sembrato in effetti che facesse meno “freddo”.
Tutto sommato qualche visitatore si è visto, anche al netto degli studenti, ma la sensazione è che il SAIE sia diventato un ambiente autoreferenziale e claustrofobico.
Le manifestazioni imminenti della fattispecie, soprattutto quelle che al SAIE hanno lanciato il guanto di sfida, dovrebbero tenere conto, a nostro modesto parere, di alcuni aspetti fondamentali, per poter scrivere infine un comunicato che non susciti qualche risolino e faccia parlare di sé piuttosto per il contenuto lontanissimo dalla realtà:
- le aziende oggi sono costrette a spendere soldi in maniera assolutamente mirata perché non ne hanno più. Ergo, ogni euro speso per la promozione dovrebbe portarne a casa almeno dieci nella colonna “valore della produzione”;
- i contatti prodotti in occasioni del genere devono essere reali, interessanti, nuovi e qualitativamente significativi. I numeri da soli non bastano più;
- i visitatori che si trasformeranno in contatti interessanti per le aziende che espongono, non sono più attratti dagli stand o dalle standiste, hanno bisogno di altro (contenuti, eventi, networking…);
- le tematiche “hardware” non interessano più. Anche nell’edilizia, l’aspetto “software” e innovativo è quello che attrae maggiormente;
- gli spazi di visibilità fisici (dalla carta stampata, alle fiere, ai cataloghi…) stanno lasciando il posto a quelli virtuali. Facebook, ad esempio, produce già di più in termini di nuove intercettazioni commerciali. Bisogna tenerne conto.
Per il resto, a parte le pochissime novità di prodotto e l’assenza di qualche coraggiosa azienda storica, che ha scelto di non esserci più, ci siamo trovati bene girando tra gli stand: c’era calma, attenzione, disponibilità e anche un discreto ottimismo, nemmeno tanto rassegnato. Può bastare?