Avevamo raccolto anche noi in un articolo a inizio estateil grido disperato di Siteb, Associazione Strade Italiane e Bitumi, sull’assenza cronica di lavori stradali; un po’ perché il degrado delle strade ci preoccupa dal punto di vista della sicurezza e della salute di cittadini e macchine; un po’ perché il noleggio è interessato alla manutenzione delle strade attraverso il lavoro di mezzi speciali.
Ora però arrivano buone notizie sul fronte: dopo 12 anni di interminabile calo dei consumi di asfalto, dovuti appunto alla prolungata assenza di lavori di manutenzione delle strade italiane, il 2018 sta facendo segnare l’attesa inversione di tendenza. Una notizia che lancia un primo segnale positivo per la sicurezza della nostra rete stradale, ma che fa bene anche alla ripresa del segmento. A trascinare questa ripresa sono principalmente gli investimenti di Anas sulla rete; restano invece aperte le criticità sulle arterie comunali e provinciali. Crisi economica, brusco aumento del costo della materia prima bitume e sostenibilità ambientale stanno spingendo verso un sempre maggiore impiego del fresato nella manutenzione delle strade.
La fotografia emerge dalla nuova analisi trimestrale effettuata da Siteb, resa pubblica alla vigilia di Asphaltica World, il salone dedicato alle infrastrutture stradali e alle opere di impermeabilizzazione, in programma a Roma (presso il Salone delle Fontane, via Ciro il Grande, 10/12) il 25 e 26 ottobre. Codice degli appalti, innovazione e sostenibilità e smart road sono al centro degli approfondimenti tematici previsti dalla manifestazione promossa dalla stessa associazione e da Verona Fiere, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e di Roma Capitale.
Siteb sferza il governo
Il report dell’associazione evidenzia che nel 2018, per la prima volta dopo oltre un decennio di calo costante, in cui si è passati dalle oltre 44,2 mln di tonnellate del 2006 alle stazionarie 23 registrate negli anni 2017-2016-2015, la produzione di conglomerato bituminoso (indicatore primario delle attività di costruzione e manutenzione delle strade) registrerà a fine anno una timida crescita (+3%) che comunque fa ben sperare per la ripresa del comparto e, come detto, per la sicurezza delle nostre strade. Dopo l’avvio negativo emerso nei primi cinque mesi (-11,8% del consumo di bitume in paragone allo stesso periodo del 2017), le attività avviate nel periodo estivo, in cui per le condizioni climatiche solitamente si concentra il 60 per cento dei lavori, hanno fatto segnare questa inversione di tendenza.
“Il nuovo Esecutivo ha ora una grande opportunità:
evidenzia il Presidente Siteb Michele Turrini
fare seguire i fatti alle consuete promesse di investimenti sulle infrastrutture, troppe volte annunciate e disattese dai diversi Governi che si sono alternati negli ultimi anni. Le arterie comunali e provinciali sono quelle che necessitano di un più urgente e immediato intervento. Ora bisogna porre rimedio agli oltre dieci anni in cui si è costantemente e irresponsabilmente tagliato sulle spese di manutenzione del nostro patrimonio stradale, provocandone il suo graduale deterioramento”.
Il bitume riciclato spinge la ripresa
Il settore oggi può contare su 380 impianti di produzione in attività, per un totale di 31mila addetti diretti e un valore della produzione e posa in opera che si stima a fine anno supererà quota 1,7 miliardi di euro. Tra i trend emergenti più rilevanti evidenziati dall’analisi trimestrale dell’Associazione spicca il crescente ricorso al riutilizzo del fresato d’asfalto (il materiale ottenuto dalla rimozione del manto stradale durante gli interventi di manutenzione) per la produzione di conglomerato bituminoso che oggi ha raggiunto una quota superiore al 20 per cento sul totale del conglomerato prodotto; trend spinto da ragioni economiche che vedono in questo processo un chiaro risparmio rispetto all’impiego del solo bitume vergine (il cui costo ha registrato una netta impennata negli ultimi mesi), ma è anche una crescente attenzione all’ambiente e al modello di economia circolare condiviso a livello europeo a promuovere le attività di riciclo dei materiali.
Negli ultimi mesi a fronte dell’aumento del costo del petrolio (oggi sotto la soglia degli 80 dollari al barile, mentre solo 2 anni fa stentava a superare i 40) si è registrato un brusco aumento del costo del bitume che, ad agosto scorso, ha fatto segnare una variazione superiore al +34% (441 vs 320 euro per tonnellata) nel confronto con il costo medio dell’anno precedente. Il bitume ha mediamente un’incidenza sul costo complessivo dei lavori stradali compresa tra il 40 e il 50 per cento. Un incremento inatteso che rischia di togliere alle imprese del settore quel minimo di respiro dovuto alla pur timida ripresa dei lavori, anche alla luce dell’assenza per il comparto delle costruzioni pubbliche di un reale ed efficace meccanismo di revisione prezzi per le opere pubbliche che costringe gli operatori a farsi carico di difficili previsioni.