Una delle promesse dei servizi di ride sharing come Uber e Lyft è la possibilità di avere, in futuro, meno automobili in giro per le nostre città. Ma alcuni studi sembrano suggerire esattamente l’opposto: i servizi di ride sharing stanno sottraendo viaggiatori ai sistemi di trasporto pubblico, alle biciclette (e alle passeggiate) per farli andare in auto.
Questo potrebbe avere ripercussioni rilevanti in futuro sul modo in cui i cittadini si spostano all’interno delle grandi città, ma il tema è molto controverso, e mancano dati definitivi in merito.
Uber e Lyft sostengono che a Boston, per esempio, il loro servizio è complementare a quello del trasporto pubblico, e connette i viaggiatori a punti centrali come l’aeroporto Logan o le stazioni ferroviarie. Ma le aziende non hanno rilasciato dati ufficiali in merito ai tragitti effettuati dai viaggiatori, lasciando ad altri ricercatori il compito di fare le dovute valutazioni.
Invece, secondo Christo Wilson, un professore di informatica dell’Università di Boston che ha studiato il fenomeno del surge pricing di Uber, l’uso dei servizi di ride sharing porta con sé un aumento del traffico nei centri urbani. Uno degli studi effettuati recentemente (a fine 2017) ha riguardato 944 utenti del ride sharing nell’area di Boston. Circa 6 utenti su 10 hanno dichiarato che, se non ci fossero le App come Uber e Lyft, avrebbero usato i mezzi pubblici, oppure camminato o preso la bici, o addirittura avrebbero evitato di muoversi.
Lo studio ha anche registrato che molti utenti non usano le auto a chiamata per raggiungere o partire da poli del trasporto urbano (come ad esempio le stazioni della metropolitana), ma proprio come mezzo di trasporto a sé stante, dal punto di origine a quello di destinazione. Si tratta di uno scenario piuttosto differente da quello evocato dal fondatore di Uber Travis Kalanick nel 2015, quando aveva teorizzato che da lì a cinque anni il traffico a Boston sarebbe sparito.
Un altro studio, pubblicato a dicembre dell’anno scorso, sostiene che un forte aumento del numero di veicoli a chiamata sta contribuendo a rallentare il traffico nella zona centrale di Manhattan a New York. Tra le raccomandazioni poste a chiusura dello studio in questione c’è la riduzione del numero di veicoli occupati solo dagli autisti in attesa di clienti, che sembrano essere quindi tra le cause della congestione. A San Francisco, invece, uno studio pubblicato a giugno del 2017 ha indicato che gli autisti delle vetture a chiamata fanno più di 170.000 tragitti al giorno, circa 12 volte il numero dei viaggi dei taxi, e che questi tragitti sono concentrati nelle zone della città più dense e congestionate.
Tuttavia non è sempre facile distinguere l’impatto di questi fenomeni da altri che, sia pure in modo del tutto casuale, avvengono nel medesimo periodo, come ad esempio i lavori in corso (che riducono le strade percorribili e rallentano il traffico) o l’aumento della presenza di camioncini per le consegne a domicilio di prodotti acquistati online.
Sembra invece più chiaro l’impatto negativo del ride sharing sulla domanda di servizi di trasporto pubblico. Un’altra indagine, pubblicata a ottobre 2017, su un campione di oltre 4.000 adulti residenti nelle città di Boston, Chicago, Los Angeles, New York, San Francisco, Seattle e Washington, è infatti arrivata a conclusioni simili a quelle viste in precedenza, ossia che una buona quantità di tragitti effettuati con il ride sharing (dal 49% al 61% a seconda della città) non sarebbe stata effettuata in loro assenza, o si sarebbe basata su mezzi che non provocano congestione del traffico urbano.
Perché il ride sharing
Secondo lo studio condotto a Boston, il motivo principale per cui le persone scelgono i servizi di ride sharing è la velocità. Anche coloro che sono abbonati ai sistemi di trasporto pubblico rinunciano a usare questi mezzi in favore di Uber e di servizi analoghi, nonostante il loro costo sia più elevato.
Un altro motivo è ovviamente la comodità. Anche chi abita vicino alle metropolitane preferisce optare per Uber se ritiene che utilizzare i servizi di trasporto pubblico possa creare problemi, oppure se richiede di cambiare numerosi mezzi per arrivare a destinazione.
Il punto di vista di Uber e Lyft
Uber e Lyft, dal canto loro, continuano a sottolineare che i loro servizi possono contribuire a ridurre il numero di veicoli che circolano nelle strade.
Lyft, ad esempio, sostiene di essere molto attenta a ridurre la valenza di essere per forza proprietari di una vettura, incentivando la condivisione e stringendo a tal fine degli accordi con i servizi locali di trasporto pubblico. Uber invece sta focalizzando la propria attenzione sul car pooling. Entrambe sembrano quindi interessate a sostituire la proprietà della macchina con un mix dei propri servizi e di quelli del trasporto pubblico urbano.
Il nuovo servizio Express Pool di Uber mette in contatto gli utenti che vogliono viaggiare verso destinazioni vicine tra loro. I viaggiatori devono solo raggiungere un punto comune di partenza e vengono lasciati nei pressi della propria destinazione (quindi devono fare con altri mezzi i due tragitti restanti). Il servizio quindi replica in modo abbastanza fedele quello di un bus di linea o di una metro senza fermate.
Uber ha testato il servizio a Novembre 2017 a San Francisco e Boston, con ottimi risultati: ha infatti individuato abbastanza utenti interessati da renderlo fattibile dal punto di vista economico in appena 24 ore. Per questo nel 2018 sono arrivati i lanci in molte altre città americane, e altre ne arriveranno.
Tuttavia anche il car pooling da questo punto di vista è un’arma a doppio taglio, e questo dipende da che cosa va a sostituire. Se infatti riduce il numero di auto in circolazione, perché la stessa viene usata da più persone, è un ottimo risultato. Tant’è vero che anche in Italia ci sono esempi di incentivi al car pooling, come corsie riservate e sconti sul pedaggio.
Ma siccome questi servizi di car pooling sono molto economici (costano infatti pochissimi dollari), rischiano di sottrarre passeggeri al trasporto pubblico: perché pagare un biglietto per un autobus affollato quando, con uno o due dollari in più, puoi viaggiare su una vettura con soli uno o due altri passeggeri (e se sei fortunato magari nessun altro)?
Una conseguenza negativa molto rilevante è che se sempre più persone abbandonano il trasporto pubblico per utilizzare solo i servizi di ride sharing, il primo perderà clienti paganti, e sarà costretto a chiudere le linee meno utilizzate, generando una spirale negativa in cui il calo dei livelli di servizio spinge ancora più persone a non utilizzarlo, fino alla sua completa sparizione.
Il tema è quindi molto controverso, e siamo ancora in una fase in cui non ci sono abbastanza studi e informazioni disponibili per avere un quadro chiaro della situazione.