“Siamo di fronte all’ennesima emergenza che poteva essere arginata se tutte le opere di manutenzione e di messa in sicurezza del territorio già programmate da tempo fossero partite”. È questo il grido di dolore del presidente di Ance Giuliano Campana, relativamente alla situazione, paventata anche dai notiziari televisivi e non di questi giorni, delle opere per la riedificazione e messa in sicurezza dei territori colpiti dal terremoto.
Infatti, agli stanziamenti per la ricostruzione faticano a seguire le aperture dei cantieri. Dando per buono che i soldi siano a disposizione (un po’ di ottimismo non guasta) è evidente che esistono almeno due problemi: il primo è la burocrazia, davvero urticante; il secondo è che i fondi vengono destinati solo in caso di progetti ben definiti ed esecutivi, e qui le nostre imprese, ma anche e soprattutto i progettisti, non è che brillino, anche perché possono dare la colpa alla ancora poca chiarezza su ruoli e competenze.
Così mentre i “piani per la ricostruzione” si susseguono a ritmi promettenti, non si arriva a un 10% dei lavori cantierati, rispetto ai cantierabili. Si va avanti, a colpi di Ordinanze e di Uffici Speciali che, al momento, in base ai dati emersi in questi giorni, risolvono davvero poco.