Quale futuro per il PNRR?

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La caduta del governo Draghi, con conseguenti elezioni anticipate al 25 settembre, ha gettato un’ombra preoccupante sulle sorti del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza (PNRR).

Il piano, approvato nel 2021, avrebbe dovuto portare all’Italia oltre 235 miliardi di euro di investimenti, provenienti in larga parte dal programma europeo Next Generation EU.

Un’opportunità non da poco per l’intera economia italiana, e in particolar modo per il noleggio industriale, coinvolto direttamente o indirettamente in molti progetti finanziabili.

Una grossa fetta di questi fondi (pari a 108 miliardi), infatti, è stata indirizzata al settore delle costruzioni. E questo, per i noleggiatori, significherebbe un ulteriore prolungamento della elevata domanda di macchine che ha caratterizzato l’ultimo periodo.

Gli ultimi mesi, d’altronde, hanno visto crescere i fattori di incertezza, a suon di aumenti dei prezzi e ritardi nella consegna delle nuove macchine. Da questo punto di vista, i fondi del PNRR rappresentano una delle maggiori speranze per il proseguimento della crescita a due cifre che ha vissuto il noleggio nell’ultimo anno.

La crisi politica in corso, tuttavia, rischia di compromettere non poco l’arrivo effettivo di questi investimenti.

L’erogazione dei fondi stanziati, infatti, dipende dalla capacità del nostro paese di rispettare gli impegni presi con l’Unione Europea all’approvazione del Piano.

Questo, nel concreto, significa realizzare gli investimenti e le riforme necessarie per raggiungere, di volta in volta, gli obiettivi semestrali che di fatto sbloccano gli investimenti previsti per il semestre successivo.

PNRR, quali sono le prospettive

Ed è il rispetto degli accordi relativi al semestre attualmente in corso (in scadenza a fine dicembre) a generare le maggiori preoccupazioni. O quantomeno quelle più immediate.

Al momento, il raggiungimento di questi obiettivi è ancora in mano al governo dimissionario, dal momento che rientra negli “affari correnti” di cui è investito l’esecutivo fino alle elezioni politiche.

Per quanto il governo Draghi sia stato in grado di raggiungere tutti gli obiettivi delle prime due scadenze, risulta difficile immaginare che in meno di un mese possano essere raggiunti tutti quelli previsti per quella corrente.

L’arrivo delle elezioni, poi, sancirà l’inizio di un periodo di stallo che verosimilmente congelerà tutti i lavori in corso per diverse settimane.

Considerati i tempi previsti per l’insediamento di un nuovo governo nel nostro ordinamento, nella migliore delle ipotesi il nuovo esecutivo non sarà attivo prima di novembre. E in ogni caso ci vorrà del tempo prima che i nuovi ministri riescano a mettere in moto, in modo efficiente, una macchina così complessa. Sempre che siano in grado di farlo.

Proprio per questo motivo, diversi osservatori si sono detti scettici rispetto alle possibilità dell’Italia di rispettare gli impegni presi per questo semestre.

Le elezioni generano ulteriore incertezza

Questo discorso, peraltro, presume che il nostro prossimo governo sia effettivamente intenzionato a proseguire con il PNRR così come pensato originariamente. E questo in realtà non è affatto scontato.

Un po’ perché il PNRR compare ben poco nei discorsi e nei programmi elettorali dei partiti. Un po’ perché dalla coalizione di destra, attualmente in vantaggio nei sondaggi, sono arrivate non poche critiche all’attuale impostazione del Piano.

Stando alle parole di Giorgia Meloni, la revisione del PNRR sarà una delle priorità di un eventuale governo che vedrà coinvolto il suo partito Fratelli d’Italia. E anche gli alleati di Lega e Forza Italia si sono espressi più volte in questo senso.

Almeno a parole, quindi, la possibilità che il nostro paese si presenti nelle sedi europee per ridiscutere gli accordi presi in merito a questi fondi sembra essere concreta.

Anche in questo caso, ammettendo che l’Unione Europea conceda questa revisione, si aprirebbe un’ulteriore fase di stallo. I tempi per questo tipo di trattative sono decisamente lunghi, e difficilmente si potrà risolvere tutto nel giro di una settimana.

Ritenere che l’Unione Europea sia disposta a parlarne, oltretutto, potrebbe essere una visione eccessivamente ottimista. Secondo Mario Draghi, il PNRR è “una prova essenziale della nostra credibilità” presso i nostri partner europei. L’Unione Europea, d’altronde, ha destinato all’Italia la quantità di gran lunga maggiore di fondi rispetto al resto dei paesi europei (oltre un quarto dei fondi totali).

Risulta difficile, quindi, immaginare una reazione positiva a una nuova messa in discussione di accordi già presi e firmati da tempo. Così come è difficile, alla luce di tutto questo, provare a prevedere quale sarà il futuro del PNRR.

Non ci resta che sperare per il meglio.

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Tag dell'articolo: mercato del noleggio, PNRR

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