Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confartigianato, e su base Istat, il settore delle costruzioni nei primi tre mesi del 2016 ha fatto registrare un incremento dello 0,8% rispetto allo stesso periodo 2015 (+0,2% da marzo 2015 a marzo 2016). Viene anche fatto giustamente notare che questa percentuale, seppur lievemente positiva, arriva dopo trentatré trimestri di segno negativo. Magari non c’è molto da festeggiare, ma l’inversione di tendenza da molti auspicata inizia a manifestarsi, anche l’Ance ha recentemente dichiarato che il segno “+” non è ancora arrivato.
Ma le statistiche possono cambiare secondo le variabili e i vari approcci statistici, tanto più che i dati si somigliano, e dicono, tutti in coro, che c’è ancora molto da fare. Ciò che in realtà manca sono le prospettive. La capacità di programmare su basi solide per dare un po’ di fiducia al mercato.
Mentre siamo qui a disquisire sui decimi percentuali, ci sono almeno due grandi temi da affrontare, magari in maniera programmatica se non industriale, certamente politica: il 53% degli immobili nel nostro paese (quindi circa 11,5 milioni di immobili) non è mai stato oggetto di manutenzione straordinaria (per esempio le facciate, la riqualificazione energetica, e così via); sono anni che non esiste una seria politica per l’edilizia sociale, di cui avremmo un grande bisogno. Noi, e le percentuali di crescita.