Il “mestiere più vecchio del mondo” si appresta a vivere probabilmente una delle sue ennesime rinascite, ma di sicuro c’è che si è da poco lasciato alle spalle una delle sue annate peggiori.
L’anno vecchio si chiude però col botto: Edmondo Colliva di Italnolo sparato sulle pagine di Repubblica (22 dicembre) e, qualche giorno dopo, assonnato ospite televisivo a Unomattina, sempre entusiasta nel diffondere il (suo) verbo.
Se avessi filmato le sue interviste di dieci anni fa, potremmo fare il giochino “Trova la differenza”.
I giornalisti generalisti che incontrano il noleggio generalista sono uno spasso, almeno da cinquant’anni: “C’è una nuova tendenza, non si compra più, ma si noleggia… Oggi (oggi!) si può fare tutto senza essere proprietari di niente…”. E via discorrendo, fra rinnovate attenzoni, banalità della peggior specie e risposte sempre meno convinte. By the way, una volta era il trapano oggi è il Blackberry; prima a tenere alta la curiosità c’era la chiesa gonfiabile, oggi ci sono le capre, ma il fenomeno noleggio periodicamente torna a stuzzicare e Colliva e la sua creatura visionaria tengono sempre botta. Nell’era del credit crunch e della “non più crisi, ma nuova dimensione di mercato”, molti noleggiatori specializzati invece se la passano davvero male.
Eppure, mai come adesso, con un po’ di determinazione e chiarezza, l’opportunità di cambiare finalmente la testa degli italiani, privati o imprenditori, è così concreta.
Il noleggio nel 2011: un’occasione sprecata?
Il noleggio, salvo rare eccezioni, non ha saputo crescere e affermarsi; molti noleggiatori non hanno saputo utilizzare leve gestionali appropriate, applicando invece quelle del commercio, che portano palesemente il noleggio al suicidio finanziario.
Il cash flow delle vacche grasse, anziché generare solidità, è stato sacrificato tutto sull’altare di una crescita fatta di investimenti fuori misura e canoni ridicoli, giusto per guadagnare quote di mercato oggi, ma non clienti domani.
Le associazioni, le aziende, tutta la filiera (dai costruttori di macchine e attrezzature, alle istituzioni) non hanno saputo fare cultura di professionalità nel noleggio, spesso grattando sul fondo del barile e scendendo a tali compromessi per cui oggi, a parte qualche caso, è il cliente a farsi i prezzi e le sue regole.
Dimenticandosi i sette anni d’oro con ritorni di investimento unici al mondo, molte compagnie di noleggio non hanno saputo spazzare via l’offerta di scarso profilo, differenziandosi per qualità percepita e, proprio ora che il mercato è strutturalmente ricettivo, sembrano volersi addirittura liberare di questa business unit. Nell’era in cui si cerca la qualità quasi ovunque, nell’era in cui anche il supermercato ha l’angolo della gastronomia, l’offerta di noleggio professionale, salvo rare eccezioni, sembra quella delle attrezzature da neve di trent’anni fa.
Ma se, in questa piccola parrocchia dove nessuno muore e tutti tirano a campare, perfino un gigante del noleggio (facciamo i nomi, la CGT, cioè Cat) mette da parte la sua identità, costruita in anni di scienza gestionale, per partecipare alla guerra dei prezzi bassi, qualcosa che non va per il verso giusto è palese.
Il 2011 ha visto interi settori munifici del noleggio crollare miseramente: il lungo termine delle automobili, in confusione totale e senza più l’ausilio di canoni elevati e aziende disposte a firmare clausole troppo vessatorie. Il rent a car, compresso tra crisi dell’auto, del turismo e avvento del car sharing. Nell’industria le cose vanno anche peggio: movimento terra quasi fermo, attrezzature per l’edilizia che navigano a vista, gru che si arrugginiscono nei depositi e, soprattutto, attori che non ci sono più.
Le contraddizioni più evidenti sono nella miope lungimiranza organizzativa e nella mancata costruzione di una vera logica win win. La filiera (costruttore, noleggiatore, cliente) non ha saputo crescere in consapevolezza di reciproco vantaggio e ora ognuno agisce come cane sciolto. Ognuno cerca di salvare se stesso. Il cliente accaparrato oggicon canoni fuori controllo, domani troverà soddisfazione presso qualcun altro che gli offrirà prezzi ancora più bassi. E così via.
Il noleggio nel 2012: l’ultima spiaggia?
Il 2012 si presenta forse un po’ più pulito: molte maschere sono cadute, chi è rimasto a giocarsi la partita forse vincerà al banco, con nuove regole. Il mercato è pronto, le aziende non comprano più i mezzi di produzione (non è ancora cambiata la cultura, semplicemente le banche non fanno più leasing, ma l’imprenditore può finalmente apprezzare il peso finanziario della proprietà a ogni costo).
Educazione, sana gestione, fidelizzazione e forse anche un po’ di coraggio sono probabilmente le linee guida per ricostruire un tessuto dove il mestiere più vecchio del mondo possa davvero diventare moderno, e non solo fenomeno buono per riempire pagine di giornali di costume o trasmissioni televisive per vecchi pensionati. A proposito di pensionati: e rinnoviamola finalmente questa classe dirigente; il noleggio ha ancora le stesse facce furbe di vent’anni fa.