È quasi certo che nella seconda metà del 2008 l’Italia sarà in recessione (secondo la definizione classica di recessione come due trimestri consecutivi di crescita negativa del PIL). A una situazione già strutturalmente più rigida di quelle di altri paesi (della UE, senza contare gli USA) si aggiunge l’impatto sui consumi della recente crisi finanziaria.
L’indice della produzione industriale è risalito faticosamente ad agosto: il merito della “ripresina” è delle industrie dei beni di consumo, mentre la produzione di beni durevoli si è ridotta per il terzo mese consecutivo da giugno.
Il dato è coerente con il comportamento dei consumatori, che reagiscono alla crisi posticipando un po’ tutti i consumi, ma soprattutto quelli di beni durevoli. In generale, i consumi delle famiglie già nel secondo trimestre di quest’anno hanno registrato una variazione tendenziale negativa (-0,5%). In particolare la variazione per quelli durevoli è del –6,6%.
Il taglio coordinato dei tassi di interesse da parte di tutte le principali Banche Centrali e soprattutto gli interventi a supporto del sistema finanziario stanno lentamente riportando la situazione dei tassi interbancari a una situazione di equilibrio. La strada tuttavia è ancora lunga, e questo penalizzerà ancora per un po’ imprese e famiglie indebitate a tassi variabili.
L’unica notizia interpretabile in modo (almeno in parte) positivo è la riduzione dei prezzi di numerose materie prime. L’elemento positivo è che questo alleggerirà nei prossimi mesi i costi per le famiglie e le imprese (e consentirà alla BCE di tagliare i tassi). L’elemento negativo è dovuto al fatto che i mercati in realtà scontano già una recessione o comunque un rallentamento di portata globale.