Dopo diversi mesi passati a tagliare il numero di macchine in flotta, e a ridurre gli acquisti, prolungando la vita utile delle macchine, diventa sempre più pericoloso non condurre una adeguata manutenzione. Non conviene ridurre gli investimenti in questa attività (si rischiano problemi di sicurezza, di affidabilità e disservizi al cliente, con conseguente perdita di immagine), ma questo non vuol dire che non si possano gestire le cose in modo più efficiente.
E’ quanto emerge da una serie di casi illustrati in un articolo di International Rental News, in cui si analizzano le due vie da percorrere: quella dell’organizzazione dell’attività di manutenzione, e quella degli investimenti in tecnologia.
La prima strada è quella percorsa da A-Plant, noleggiatore inglese che, pur non disdegnando di adottare tecnologie avanzate, sta organizzando i servizi di manutenzione non più a livello di singola filiale, ma di area regionale. L’obiettivo non è ridurre il personale, ma farlo lavorare in modo più efficiente, facendo sì, ad esempio, che per una riparazione presso un cliente si muova un tecnico che proviene dal deposito effettivamente più vicino. Il personale tecnico avrà comunque a disposizione dei computer palmari, anche per pianificare gli interventi di manutenzione e comunicarli ai clienti, oppure per avere a disposizione le necessarie liste di controllo e procedure di manutenzione.
Una strategia basata sulle cosiddette “economie di scopo”, già adottata da altri noleggiatori dotati di un’estesa rete di filiali.
Sul fronte tecnologico, il primo strumento preso in considerazione è l’RFID (identificazione in radiofrequenza) per le parti e i ricambi. Sempre in Inghilterra, ad esempio, la società di gestione degli equipaggiamenti Magnor Plant ha ridotto del 70% i tempi di gestione delle ispezioni sulle macchine. Questo perché l’RFID elimina la necessità di reinserire manualmente le informazioni raccolte nei sistemi informatici aziendali.
L’RFID si accompagna in genere a un altro strumento che può rendere più efficiente la gestione della manutenzione, ossia l’utilizzo di un software specifico per la gestione degli asset, o di un modulo specifico all’interno del pacchetto gestionale prescelto dall’azienda di noleggio.
Outsourcing o non outsourcing?
Se alcune regole possono sembrare quasi scontate (puntare sulla prevenzione, seguire le indicazioni del fornitore a proposito di manutenzione e ricambi, verificare le garanzie, usare ricambi non al meglio solo per le componenti non critiche della macchina), un argomento sicuramente più “spinoso”, e di respiro strategico, è quello relativo alla scelta se dare o meno in outsourcing la manutenzione delle macchine a qualche azienda specializzata.
Da un lato, infatti, può sembrare coerente che un noleggiatore adotti una strategia di outsourcing per un servizio. Dall’altro, però, la manutenzione di uno degli asset fondamentali dell’azienda dovrebbe essere considerata attività strategica, e quindi non delegabile ad altri.
Il giusto compromesso è forse quello di dare all’esterno questo servizio, a patto che siano verificati i livelli di organizzazione, efficienza e affidabilità del fornitore.
La Divisione Noleggio di SCAI, ad esempio, dopo aver gestito per anni la manutenzione delle sue 1.200 macchine movimento terra, l’ha ultimamente affidata in gestione alle filiali di vendita dell’azienda, con tariffe interne chiare in funzione del tipo di attività. Il risultato, secondo il Responsabile Noleggio, Alessandro Cesaretti, è un miglioramento della profittabilità dal 2% al 4%.
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Le aziende presenti in Italia, non possiedono personale idoneo per organizzare ed elaborare al meglio delle strategie di risparmio sulla manutenzione delle auto, senza intaccare la qualità del servizio.
Per quanto riguarda le tecnologia si utilizzano in molti casi ancora fax e telefono. Nella migliore delle ipotesi programmini in DOS con banche dati decisamente scarse(listini ricambi+piani di manutenzione).
Le condizioni economiche inflitte all’autoriparatore inducono lo stesso a esercitare spesso in maniera scorretta.
Siamo ancora lontani anni luce dagli inglesi…ognuno faccia un Mea culpa!