La notizia è di quelle negative un po’ per tutti i cittadini italiani, ma lo è ancora di più per chi come noi di Rental Blog crede nelle potenzialità e nei vantaggi del consumo condiviso e delle nuove tecnologie.
La politica ha infatti perso l’ennesima occasione per dare un minimo di peso e di visibilità al noleggio e alle varie e innovative forme di utilizzo di mezzi e strumenti che non siano legati al solo acquisto. Come riporta ad esempio Wired Italia
Prima Uber, adesso il carpooling. Niente, al Parlamento italiano le nuove forme di mobilità sostenibile proprio non vanno giù. L’ultima notizia è infatti il progressivo smantellamento, nel passaggio della scorsa settimana alla commissione Bilancio del Senato, del disegno di legge sulla riforma del Codice della strada che dovrebbe costituire legge-delega al Governo, per altro già approvata alla Camera lo scorso autunno.
L’articolo di Wired entra diffusamente nel merito di tutto ciò che è stato stralciato dal disegno di legge. Le cose più rilevanti sono quelle legate alla protezione e tutela dei pedoni, dei ciclisti e motociclisti, dei cittadini più deboli (bambini, disabili, anziani), eliminate per motivi economici, cioè perché non ci sono i soldi per realizzarle. Vi lasciamo all’articolo in questione per le considerazioni più adatte.
Quello che più colpisce è come dal disegno di legge siano stati eliminati (sempre citando Wired, il grassetto è mio) elementi
a costo praticamente zero. Cioè la definizione giuridica di car pooling. Un passo essenziale per il riconoscimento effettivo del sistema di condivisione dell’auto fra privati come tassello alternativo della mobilità ed eventuale beneficiario di provvedimenti legislativi ad hoc.
Va aggiunto che, a differenza di quanto avviene con fenomeni come quello di Uber, qui si tratta di un sistema di condivisione delle vetture che ha praticamente solo vantaggi (per l’ambiente, il traffico, le tasche dei cittadini) e non ingrassa le tasche del “maledetto capitalista” di turno.
E va aggiunta anche una cosa che i lettori di questo blog hanno sentito ripetere mille volte: a differenza di altri paesi europei, in Italia il noleggio non ha una legislazione di riferimento, fatto salvo qualche breve cenno nel Codice della Navigazione, segno della scarsa attenzione che tutto il settore riceve da anni.
E quest’ultimo caso del car pooling non è che l’ennesima conferma, di cui francamente avremmo fatto volentieri a meno.
Sui perché di questa carenza, strutturale per il noleggio e specifica per il car pooling, lascio i commenti a tutti voi, cari lettori, perché diciate la vostra.
Buongiorno a tutti,
l’articolo presentato non nè ne più ne meno che lo specchio dell’interesse governativo verso il settore del noleggio in Italia.
La mia famiglia opera in tale mercato da più di un ventennio e ancora oggi possiamo dire che paghiamo l’assenza di una legislazione orientata a non colmare tale vuoto normativistico.
Passando dall’assenza di regole per poter esercitare la professione, (praticamente qualunque impresa può avviare e condurre un’attività di noleggio senza la ben che minima barriera), fino ad arrivare a quello più emblematico che riguarda la contrattualistica ancora bloccata nella sottile linea di confine che divide un contratto di noleggio da uno di subappalto (nella fattispecie del contratto di noleggio con operatore).
Praticamente possiamo dire che il settore del noleggio in Italia è lasciato all’improvvisazione e, talvolta, alla buona morale di quei pochi ostinati nel pensare di dare un servizio che garantisca il cliente e la sua incolumità prima di tutto.
Tutto questo è molto meno evidente all’interno di grossi cantieri e/o stabilimenti, ma nella giungla dell’edilizia residenziale tutti i minimi riferimenti essenziali per stipulare un sano contratto di noleggio vengono meno.
In quest’ambiente il cliente inesperto si trova a fare i conti con punti di contatto indifferenziati dove l’unica differenza è il prezzo, talvolta vantaggio delle organizzazioni più “snelle”.
Caro Francesco,
i temi da lei toccati in questo intervento sono molti ed essenziali. Purtroppo, per la maggior parte, irrisolti da sempre. Nonostante il mercato del noleggio muova, nella sua trasversalità, un discreto volume di affari, nessun legislatore si è mai preso la briga di inquadrarlo in un assetto normativo specifico. C’è anche da dire che anche le varie aggregazioni non hanno mai saputo farsi ascoltare in modo efficace. Ad esempio, in Francia, sono bastate quattro importanti compagnie di noleggio per ottenere una normativa decente, con riconoscimento della figura professionale e relative tutele. Da noi pare che il settore sia (ri)conosciuto solo dal sistema fiscale, sempre molto attento alle dinamiche economiche, soprattutto attento alle sue tasche.
In questo ambito, noi cerchiamo di operare per tenere alta la cultura e l’informazione, sperando in una maggiore qualità e organizzazione da parte di chi anima l’offerta e in una più elevata consapevolezza sul valore da chiedere, ottenere e riconoscere, da parte di chi si affaccia come utente ai servizi di noleggio o alla sharing economy.
Grazie per seguirci.