Una volta era normale conoscere e interagire con i vicini di casa. Ogni rione cittadino era come un piccolo paese composto da microcosmi formati da cortili, vie e condomini.
Oggi in un mondo sempre più connesso sono proprio le congiunzioni di prossimità a essere quelle più a rischio; così conosciamo benissimo un eremita tibetano ma non sappiamo che volto abbia il nostro dirimpettaio.
Proprio la creazione di una comunità che possa svilupparsi dentro le vie fisiche di una città, pur passando per il virtuale, è alla base di Nextdoor, un ibrido tra sharing economy e social media ideato da Nirav Tolia che cerca di far entrare in contatto le persone che vivono nello stesso quartiere, riducendo la zona di condivisione tra vicini e facendo accedere gli utenti nel vissuto quotidiano del proprio territorio.
L’app è nata nel 2011 nella fertile California ma è nel 2016 che diventa di successo, quando atterra in Europa e diventa subito popolare in Germania, nei Paesi Bassi e in Gran Bretagna. Paesi che da sempre vivono una forte immigrazione, sia per motivi di studio che di lavoro. Il sito si sviluppa geolocalmente e permette ai vicini di casa di fare domande, chiedere consigli, collaborare proporre un evento o segnalare problemi di sicurezza e, soprattutto, conoscersi. All’interno dell’applicazione, inoltre si possono chiedere, prestare o addirittura vendere e comprare oggetti fra vicini.
Nirav Tolia ha dichiarato che i quartieri rappresentano i social network più originali: “Se perdi il tuo cane – sostiene – il tuo amico online può dimostrarti sostegno, ma il tuo dirimpettaio può aiutarti a ritrovarlo”. Quindi l’obiettivo di Nextdoor è quello di potenziare le relazioni umane tra i vicini di casa, costruendo una vera e propria rete locale che può diventare utile in caso di bisogno.
In Italia, la diffusione è sottotono ma siamo sicuri che presto prenderà piede. In fondo un noto detto popolare recita che “anche la regina ha bisogno di una buona vicina”.