Lyft dichiara guerra ad Avis ed Hertz

Come i nostri lettori sanno bene, Lyft è uno dei leader globali nel mercato del ride sharing. Nella sua perenne lotta contro Uber, Lyft ne rappresenta il principale concorrente (e spesso quello meno soggetto a scandali e critiche per la sua gestione).
Nelle scorse settimane, Lyft sembra aver aperto un nuovo fronte nella battaglia per i servizi di mobilità, non limitandosi al rivale di sempre, ma coinvolgendo i big dell’autonoleggio come Hertz e Avis.
Lyft sta infatti testando un nuovo servizio di noleggio auto in California, simile a quello di App come GetAround, Maven o Turo. Il servizio, che si chiamerà Lyft Rentals, darà la possibilità a chi usa l’App di Lyft di utilizzare quest’ultima anche per noleggiare un auto per motivi di svago o di lavoro (attualmente per durate almeno giornaliere).
Quello che il nuovo autonoleggio di Lyft avrà in comune con il suo servizio di ride sharing è la variabilità dei prezzi. Il noleggio di una berlina a San Francisco potrà costare un prezzo conveniente nei giorni feriali, ma crescere anche di molto nei fine settimana o nei periodi di punta. In questo, quindi, l’autonoleggio di Lyft non sarà molto diverso da quello dei noleggiatori tradizionali, abituati anch’essi a definire il prezzo in modo dinamico in funzione della domanda.
Ciò che invece sarà molto differente, secondo l’azienda, sarà l’assenza di clausole nascoste e costi imprevisti: nel suo comunicato, Lyft ha promesso che i clienti non troveranno sorprese, costi nascosti o cambi della vettura prescelta all’ultimo minuto. I clienti riceveranno inoltre un credito di 20 dollari da usare per chiamare una vettura Lyft nello spostamento da e verso le filiali e i parcheggi delle auto da noleggiare.
Quest’ultimo è indubbiamente un elemento di integrazione tra i due servizi molto interessante. Proprio recentemente mi è capitato di riconsegnare una vettura (un minibus 9 posti) presso la filiale dell’autonoleggio, e di sentirmi dire che non potevo riconsegnarla lì ma in un’altra filiale, a 10 chilometri di distanza, perché quella originaria aveva solo un parcheggio coperto di altezza inferiore ai 2 metri, in cui la mia vettura non sarebbe entrata! Inutile dire che questo mi è costato un taxi per tornare alla zona di partenza (che Lyft mi avrebbe almeno in parte scontato), e meno male che non avevo appuntamenti urgenti o voli da prendere!
Lyft Rentals sarà inizialmente disponibile solo a Los Angeles nell’area di San Francisco, dove l’azienda lo ha testato per qualche mese prima del lancio ufficiale. Attualmente le filiali sono due per ciascuna delle due metropoli. L’azienda non ha fornito informazioni sul numero di vetture disponibili; tra le case automobilistiche coinvolte come fornitori per ora ci sono Volkswagen e Mazda.
Un mercato sempre più complesso
Con questa mossa Lyft, come detto, apre un nuovo fronte di battaglia verso colossi, sia pure tradizionali, come Avis e Hertz. Perché? Non bastava Uber? Si tratta di tracotanza aziendale e volontà di “sconvolgere” un settore (disrupt, come dicono ormai gli esperti) o di istinto suicida?
In realtà le motivazioni sono abbastanza logiche, e si possono individuare in due o tre tendenze e strategie abbastanza chiare.
La prima è la volontà di offrire un servizio di trasporto a tutto tondo, che dà al cliente (fedele) la possibilità di gestire la propria mobilità come e quando vuole. Ti serve un passaggio? Chiama un’auto con Lyft. Vuoi andare via per un weekend? Noleggia un’auto con Lyft, sempre dalla stessa App con cui chiami la macchina che ti porta in filiale. Lyft ha già l’infrastruttura e le conoscenze per creare, sia pure da novizio, un servizio di noleggio con una robusta base tecnologica.
Connessa a questa prima strategia, c’è la volontà di innovare un settore, quello dell’autonoleggio, che su alcuni fronti è visto come maturo, anche se le imprese “tradizionali” offrono già oggi alcuni esempi avanzati, come l’intelligenza artificiale per la creazione di canoni dinamici e personalizzati o la previsione dei flussi per la gestione delle flotte di autovetture tra le filiali.
La terza e ultima considerazione strategica è che, anche se può sembrare paradossale, il business del ride sharing, non solo per Lyft ma anche per Uber, è ancora profondamente in perdita, strozzato dalla necessità di pagare i guidatori per farli restare … ehm, a bordo, e di far pagare il meno possibile i clienti. L’autonoleggio diventa quindi un modo per offrire un servizio utile, con un margine positivo. Specie se si considera che le fantascientifiche prospettive dell’auto che si guida da sola (e che elimina il costo dell’autista in carne e ossa) sono ben al di là dal venire a breve e medio termine.
La rivincita dei noleggiatori tradizionali, dunque? In un certo senso sì, ma se è così potrebbe essere anche una vittoria di Pirro: i titoli dei principali operatori Hertz e Avis in borsa sono infatti scesi in modo significativo nel momento in cui la notizia della discesa in campo di Lyft ha raggiunto i mercati.