Per la prima volta nella sua storia Netflix ha superato i suoi concorrenti via cavo (la TV più “tradizionale” nel mercato americano) in termini di numero di iscritti. Secondo uno studio pubblicato dalla società Leichtman Research, le aziende americane della televisione via cavo hanno raggiunto nell’ultimo trimestre 48,6 milioni di clienti, mentre Netflix è arrivato a 50,9 milioni. Il sorpasso resta confermato anche se alle televisioni via cavo tradizionali si aggiungono i dati di quelle minori, attive a livello locale, che possono far salire il loro dato del 5% circa.
Per molti questo risultato non è una sorpresa, visti i tassi di crescita degli ultimi anni. E la buona notizia per le TV tradizionali è che la crescita di Netflix non ha inciso in modo drammatico (anche se comunque si è fatta sentire) sulla loro situazione: se è vero che negli ultimi 5 anni Netflix ha aggiunto 27 milioni di nuovi clienti negli USA, le TV via cavo ne hanno persi “solo” 4 milioni (di cui 100.000 nel primo trimestre del 2017).
La competizione per Netflix non manca, perché oltre alla TV via cavo c’è anche quella via satellite, e soprattutto servizi via Internet come Sling TV e Direct TV, che sembrano essere quelli preferiti da chi abbandona la TV tradizionale, e che dimostrano come il passaggio verso il consumo on demand sia un mutamento epocale.
Negli USA, tra l’altro, questo si abbina a un problema strategico delle televisioni tradizionali: queste ultime infatti propongono ai clienti abbonamenti molto costosi per pacchetti molto vasti di televisioni tematiche in cui è quasi sicuro che ce ne siano molte di scarso interesse. Un pacchetto medio della TV via cavo (i prezzi variano da zona a zona) costa infatti circa 69 dollari al mese, contro i 10 dollari di Netflix. Anche questo sta portando moltissimi americani verso il cosiddetto cord cutting, ossia a “tagliare il cavo” che li collega alla TV.
Il cambio di paradigma
Netflix è quindi diventato il modello di funzionamento di riferimento per lo streaming di contenuti video, con la sua flessibile offerta di contenuti on demand, di cui è di fatto l’antesignano, e che ha generato la nascita di servizi concorrenti come quello di Amazon (legato al suo abbonamento Prime), di Google (con YouTube) e anche di Apple (che sta sperimentando le prime serie TV, per ora legate alla musica e alle App). Senza contare operatori come Hulu, nati più o meno nello stesso periodo in cui Netflix, che all’inizio si occupava di noleggio DVD via posta, è passato allo streaming.
Il prossimo traguardo riguarda un mercato ancora più grande: la società di consulenza PricewaterhouseCoopers, il fatturato annuo generato da servizi come Netflix, Amazon Prime e Hulu supererà l’industria cinematografica USA entro il 2019.
Il progressivo passaggio alla visione di contenuti solo quando e dove si vuole (ad esempio con una scorpacciata di episodi di una serie TV tutti in una sera) è il nuovo paradigma del consumo di programmi televisivi e film. Un modello a cui anche le televisioni italiane si stanno adeguando, offrendo sempre di più pacchetti on demand a canone mensile.