Cosa succederà al noleggio nel 2024?

futuro del noleggio mercato 2024
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I principali settori industriali che si rivolgono al noleggio sono tutti interessati da una congiuntura economica incerta. I noleggiatori sono chiamati a comprendere i riflessi di questo quadro congiunturale sul loro lavoro, direi anche sulla loro futura identità.

In questo articolo iniziamo a indagare le criticità e le opportunità che il noleggio, in special modo di casa nostra, si troverà ad affrontare nei prossimi mesi. Il nostro auspicio è che questa riflessione venga raccolta, condivisa e arricchita.

A tale proposito, un momento forte sarà il forum che abbiamo organizzato nell’ambito del GIS, di cui diamo alcuni dettagli alla fine dell’articolo.

Il quadro d’insieme

Per cercare di ricavare qualche indicazione sensata dobbiamo per forza allargare il campo di analisi, per due ragioni.

Il primo è che i dati tecnici previsionali, utili a sostenere le nostre riflessioni, cambiano con sempre maggiore frequenza; bisogna quindi conoscere i motivi che giustificano questi cambi repentini.

Il secondo è che non tutti gli osservatori istituzionali concordano sulle previsioni, e questo rende più difficile decifrare ciò che incide realmente sulla filiera del noleggio industriale.

Questa incertezza richiede analisi ampie e strutturate, proprio perché lo scopo è immaginare le ricadute su un’attività trasversale come quella del noleggio.

Sentiamo come nostro il dovere di fornire suggerimenti fondati alle aziende di noleggio in vista delle scelte che saranno chiamate a intraprendere.

Le premesse macroeconomia scenario macro

A inizio 2023 il PIL mondiale è stato valutato in crescita del 2,8 per cento e del 2,7 nel 2024. A ridimensionare questi numeri sono però intervenute alcune impreviste variazioni di tendenza.

Il traino atteso dalla riapertura dell’economia cinese è stato messo in discussione dalle problematiche (usiamo un eufemismo) evidenziate nel mercato immobiliare interno, aggravate da un trasferimento maldestro ai privati della proprietà ma non della ricchezza.

Anche il miglioramento delle ragioni di scambio in Europa è stato rivisto alla luce dei nuovi pessimi fondamentali tecnici del mercato industriale tedesco e dall’incremento delle insolvenze nel mercato britannico.

In UK sono fallite 5mila imprese in un anno, tra cui il colosso delle costruzioni Buckingham Group che ha generato lo stop di molte grandi opere un po’ in tutto il paese.

La prevista crescita dei consumi privati negli Stati Uniti ha subìto un brusco rallentamento.

L’unico scenario positivo al momento confermato rispetto alle previsioni è la ripresa mondiale del turismo, anche se i dati pre-Covid sono ancora lontani. Ma questo tocca ben poco l’ambito industriale.

Le più recenti indagini presso le imprese di casa nostra concordano nel dire che le prospettive di crescita sono tuttora penalizzate dalla trasmissione all’economia reale di una politica monetaria restrittiva e da un cambiamento nelle scelte dei consumi.

Recessione in vista?

Gli Stati Uniti stanno scivolando verso una recessione che, a detta di molti, provocherà un effetto domino un po’ su tutti i mercati.

L’inflazione mondiale è destinata a ridursi nelle principali economie avanzate, per via del calo dei prezzi delle materie prime. Gli effetti positivi di questa riduzione però saranno lenti e non si sentiranno prima della metà del 2024.

Il costo del denaro rimane alto perché, come noto, alle principali Banche mondiali il PIL interessa poco, loro combattono l’inflazione in questo modo (con ricadute molto negative anche sui conti delle aziende di noleggio).

Tutta l’area euro sta navigando a vista: le crescite modeste sono fisiologiche ma vengono sbandierate a squarciagola dagli esecutivi solo per fini politici, intestandosene il merito (la campagna elettorale delle prossime Europee è cominciata con largo anticipo).

Agli osservatori più attenti non sfugge la debolezza cronica causata dallo smantellamento di grosse fette di settori dell’economia produttiva e manifatturiera tradizionale.

Se pensiamo al comparto auto e al suo indotto, ad esempio, lo scenario è addirittura drammatico; prima o poi, qualche politico continentale dovrà rendere conto delle scelte strategiche scriteriate e superficiali che vincolano questo mercato fino al 2050 per presunte ragioni di ecosostenibilità.

Il pressapochismo – se non la cialtroneria – della classe dirigente europea, favoriti da un elettorato altrettanto cialtrone, è mascherato dal ricorso massiccio al debito, dopo anni di restrizioni.

Il debito pubblico italiano sta rendendo cronica un’economia di finanza che non ha nessun valore produttivo, finalizzata esclusivamente al pagamento di interessi sempre più alti, in una spirale perversa che prima o poi qualcuno pagherà. Luci e ombre del subnoleggio

I servizi sorpassano il manifatturiero

A conferma di quanto detto, il rallentamento della crescita globale riflette una doppia velocità tra l’andamento dell’attività manifatturiera e quella dei servizi.

Le imprese di produzione segnalano un drastico calo dei nuovi ordini, una riduzione degli acquisti intermedi e un livello elevato di scorte (peraltro pagate a suo tempo a caro prezzo).

È qui che l’inflazione reale si fa sentire.

Il settore dei servizi, al contrario, sta ancora beneficiando di una solida domanda, soprattutto nelle attività legate al tempo libero e ai viaggi.

Il turismo di casa nostra però non cresce, per effetto della miopia di chi è preposto a leggere i dati di tendenza, ma soprattutto per l’aumento irragionevole dei prezzi e per una politica incapace nel valorizzare e sfruttare la domanda più forte, quella del turismo culturale.

La nostra principale materia prima, il patrimonio artistico, è penalizzato da un eccesso di burocrazia e dalla mancanza di coordinamento tra le istituzioni (questo governo ha semplicemente peggiorato la situazione causata da tutti i governi degli ultimi trent’anni).

Il nostro (bel) paese

Le recenti indagini di fiducia presso i consumatori italiani certificano l’indebolimento della nostra economia, imputabile prevalentemente a una nuova debolezza dell’attività manifatturiera, incapace di costruirsi un futuro solido.

I dati Istat diffusi la settimana scorsa dicono che l’industria nel suo complesso negli ultimi tre mesi è calata dello 0,9%; più drammatico il dato delle costruzioni: – 3,2%.

In tempi di PNRR e di stop agli incentivi, con un calo degli investimenti fissi lordi, è un quadro decisamente preoccupante.

D’altra parte, il rallentamento della domanda globale e i più alti costi di finanziamento si evidenziano maggiormente nelle economie tradizionali e più arretrate (anche nel senso dei ritardi accumulati verso lo sviluppo del digitale).

Tutto torna.

A macchia di leopardo vengono diffusi numeri settoriali che appaiono incoraggianti. I media nazionali usano questi insignificanti trend per autocompiacerci su come siamo bravi a tirare fuori dal cilindro il colpo di coda che risolve tutto. Boh!

Gli imprenditori capaci e rigorosi sanno invece che sono loro a tirare la carretta e si stanno abituando ormai a non contare più di tanto sulle istituzioni.noleggio 2024 mercato piattaforma aerea

Il costo del denaro di certo non li aiuta: a giugno la BCE ha alzato nuovamente i tassi di riferimento sui depositi di 25 punti base, che ora è al 4,25 per cento.

Le imprese però non depositano, ma chiedono soldi e questo trend pesa come un macigno sul nostro sistema industriale, il più indebitato d’Europa.

Per giunta, i mercati si attendono a breve un ulteriore ritocco al 4,50%, con possibili (e auspicabili) tagli dei tassi a partire dal 2024.

L’aumento dei tassi porta a una stretta sulla liquidità, che a sua volta rende inaccessibile il credito alle imprese e alle famiglie. I mutui sono più cari e i salari non crescono.

L’economia reale entra in una fase di stagnazione, trascinata verso il basso dalla congiuntura mondiale.

Come influisce tutto questo sul noleggio

Il noleggio cresce in modo anticiclico: in questo scenario di scarsa liquidità le imprese trovano naturale rivolgersi ai noleggiatori per fare fronte a necessità episodiche e per soddisfare gli ordini, quando ci sono.

Ancora una volta, il noleggio rischia di essere scambiato per un cuscinetto finanziario, ma non è questa la sua principale identità e di sicuro non consolida le sue posizioni industriali all’interno della nostra economia.

Di conseguenza, i noleggiatori si esporranno molto finanziariamente per sostenere la propria clientela, sottraendo però risorse agli investimenti strutturali per la loro crescita ulteriore.

Se la filiera a valle troverà sollievo, quella a monte (produttori di macchine e di servizi) per non rischiare di pagare il conto andrà a cercarsi mercati più stabili fuori confine.

Tra un paio d’anni peggiorerà il dato medio sull’anzianità del nostro parco macchine (già adesso il più vecchio d’Europa) e i bilanci – per chi li sa leggere – mostreranno indici di efficienza deteriorati: insomma, un film già visto.

Mi permetto alcuni suggerimenti…

Il noleggiatore, diciamo il sistema noleggio – si trova in una situazione non inedita, che però dovrebbe essere affrontata in modo nuovo rispetto al passato.

Il primo modo per farlo è uscire dalla propria comfortzone e prendersi dei rischi.

Se il dilemma è tra esporsi presso la clientela, servendo tutti a prezzi più competitivi, oppure alzare il piede dall’acceleratore e mettere al centro della performance non il fatturato ma l’efficienza e la qualità, io sceglierei la seconda strada.

Alcuni noleggiatori si sono messi in difficoltà proprio puntando all’espansione dei volumi, senza fare i conti con una manodopera che non c’è e con la pressione di una concorrenza molto frammentata.

Perderete del lavoro per aver scelto di non abbassare i prezzi? Pazienza, avrete più tempo per organizzarvi, formare il personale e decidere cosa volete essere nel mercato del futuro. mercato del noleggio italia

…e qualche pronostico

Faccio un pronostico: l’azienda di noleggio così come la conosciamo andrà progressivamente a sparire.

Si affermeranno i fornitori di soluzioni, quelli veri, che dispongono del migliore know-how, delle più moderne tecnologie e del personale più preparato.

Certo, ci vuole coraggio a togliere il prodotto dalla centralità delle attività di noleggio. Pensate però alle ricadute positive in termini di qualità globale e remunerazione. Pensate ai nuovi paradigmi di prezzo, che accorceranno i tempi di ammortamento delle flotte.

Nel frattempo, i grandi noleggiatori d’oltre confine torneranno a bussare per acquisire i gioielli di casa nostra. Sono pronto a scommettere che anche i nostri piani alti finiranno presto nel roster dei grossi player internazionali.

Sarebbe però un grande dispiacere. Non certamente per essere passati da un mercato esageratamente frammentato a un sistema più chiaro e razionale. Sarebbe un peccato vedere che i nostri leader, anziché espandersi in Europa, finiscano per accettare di cambiare colore solo in cambio di un mucchio di soldi.

La mia speranza è che almeno i noleggiatori medi trovino una strada praticabile per iniziare a competere con forme aggregative meno “aria fritta”, con argomentazioni più solide nei settori sbocco o sui territori di riferimento e qualche nuovo paradigma su come si interpreta questo mestiere.

Il nostro forum al GIS

Queste sono le mie riflessioni. Se siete arrivati fin qui, intanto vi ringrazio.

Ho cercato di svilupparle all’interno di una cornice economica ampia e oggettiva. Certo, mi sarebbe piaciuto raccontare uno scenario meno nebuloso, ma la propaganda senza fondamenti e i trionfalismi a oltranza non sono il mio mestiere.

E poi, se leggete bene tra le righe, le mie sono considerazioni più che positive.

Vi accennavo del forum che Rental Blog terrà al GIS, il 5 ottobre alle 14.30, che ha ottenuto la piena adesione di molti protagonisti del noleggio di casa nostra, il supporto delle associazioni di settore e la piena disponibilità degli organizzatori della manifestazione.

Il titolo del convegno è esplicativo: “Prospettive e criticità del noleggio: Forum con i protagonisti del mercato italiano”.

L’autorevolezza assoluta degli speaker, che parleranno ognuno per pochi minuti concentrandosi a fondo sui due temi indicati nel titolo, e la voglia che hanno di condividere i loro pensieri renderanno questo evento uno dei principali momenti forti per poter comprendere il noleggio italiano dei prossimi mesi.

Non vorrai mancare proprio tu?

Puoi scoprire chi sarà presente in qualità di speaker a questa pagina. Ma soprattutto, puoi già registrarti gratuitamente a questo link per garantire la tua partecipazione.

Se sei interessato, fai in fretta: i posti sono limitati.

Noi ti aspettiamo!

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