Vi ricordate quando, verso la fine degli anni ’80 e almeno fino alla metà dei ’90, si potevano noleggiare i CD musicali? A pensarci oggi, con a disposizione i servizi di streaming dove possiamo ascoltare tutto on-line, fa quasi ridere; ma all’epoca fu una mezza rivoluzione che contribuì a rendere la musica più accessibile, a fronte dell’elevato costo di ogni singolo album. Ci pensò la SIAE a spegnere sul nascere questo entusiasmo collettivo, rendendo la faccenda illegale (per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, una decina di anni fa pubblicai un articolo sulla rivista dedicata al noleggio, che ho progettato e diretto fino al 2007: scrivetemi e ve lo spedisco).
L’argomento dei diritti d’autore collegati al noleggio torna ora prepotentemente in auge a seguito di una denuncia della STIM (l’equivalente svedese della nostra SIAE) contro la società di autonoleggio Fleet Manager. Considerata la propensione dell’ente di casa nostra, presieduto da Gino Paoli, nel succhiare soldi operando ai limiti delle norme, molto probabilmente la faccenda non tarderà a diventare attuale anche in Italia. In pratica, STIM ha messo in evidenza che le autoradio moderne, disponendo di lettori Mp3, possono memorizzare i brani di legittima proprietà di un soggetto che ha noleggiato un’auto, consentendo così a un altro soggetto di fruirne senza aver pagato gli stessi diritti. In sintesi, le società di noleggio violerebbero i copyright non avendo una licenza adeguata a tale copertura collettiva.
Essendo il noleggio auto un enorme business mondiale (Global Industry Analysis “vede” entro il 2019 un incremento costante dell’attuale volume complessivo che ammontava a 36,9 miliardi dollari nel 2013), la remunerazione dell’accesso alla musica in auto diventa interessante, in un momento in cui le case discografiche non guadagnano più come una volta dalla vendita di dischi o dalla gestione degli artisti. La tempesta, partita dalla Svezia, ha perciò le carte in regola per propagarsi in tutta Europa: se non si metterà mano a un regolamento continentale sui diritti musicali legati al noleggio di auto aziendali o rent-a-car, potrebbe essere inibita in futuro la possibilità di ascoltare musica sui veicoli presi a nolo. E le società di autonoleggio dovranno mettere mano al portafoglio.
Questione di diritti
Come tutti gli enti di gestione collettiva dei diritti dei cantautori, compositori ed editori musicali, STIM chiede un compenso di licenza ogni volta che la musica dei suoi associati viene trasmessa o diffusa, raccogliendo ricavi consistenti anche dai servizi di streaming musicali, come Spotify. Assicurando ai propri membri una remunerazione ogni volta che la loro musica viene suonata in pubblico, STIM porta al centro della controversia con la società di noleggio Fleet Manager proprio questa questione. Ogni auto a noleggio contiene una radio con lettore CD stereo, in modo che i clienti possano godere di trasmissioni di tutti i tipi, compresa la musica. Quindi, nella sua denuncia, STIM sostiene che per farlo legalmente Fleet Manager deve disporre di una licenza apposita. In pratica, l’interno delle vetture a noleggio verrebbe equiparato a un luogo pubblico di ascolto della musica (come una sala da concerti) e, su questa base, la società deve avere una licenza per l’esecuzione pubblica di musica, con pagamento di diritti collettivi.
Dal canto suo, come ovvio, Fleet Manager non si trova d’accordo, annotando che qualsiasi tipo di musica suonata all’interno di un auto può essere ascoltata solo da un numero ristretto di persone; STIM ha però rispedito al mittente tale argomentazione, adducendo le considerazioni che facevamo in apertura e ricordando i casi precedenti, come ad esempio gli albergatori, che si sono dovuti adeguare al pagamento di licenze collettive per consentire ai loro ospiti di ascoltare la musica mentre soggiornano presso di loro.
La vera sostanza è un rompicapo giuridico/tecnico: dall’avvento di internet si sono infatti moltiplicati i casi di denuncia riguardo a presunte violazioni del diritto d’autore e l’industria musicale, anche attraverso le società di tutela dei diritti degli artisti, hanno sferrato una vera e propria offensiva legale borderline, inoltrandosi nei nuovi territori della tecnologia di diffusione. Inoltre, questo non è il primo caso di copyright musicale che prova a colpire il settore automobilistico. Nel mese di luglio dello scorso anno, infatti, case discografiche e artisti hanno lanciato una class action contro Ford e General Motors sulla capacità di CD ripping (ossia, estrarre la musica presente su un CD in file di altro formato) delle loro automobili. E nel mese di novembre è seguita una nuova azione legale contro Chrysler e il partner tecnologico Mitsubishi.
Staremo a vedere. Nel frattempo, chi volesse leggere l’articolo in svedese, lo trova qui.