Morire sul lavoro è davvero normale?

Alessandro Morricella, morto sul lavoro all'ILVA di Taranto
Alessandro Morricella

Alessandro Morricella, l'ennesimo caduto sul lavoro

E’ morto venerdì 12 giugno al Policlinico di Bari dopo tre giorni di atroce agonia. Per uno scherzo del destino, Alessandro Morricella se n’è andato proprio nel giorno in cui si commemorano le vittime del lavoro e del dovere. Era ricoverato in rianimazione da lunedì scorso, da quando cioè un getto di ghisa incandescente lo aveva trasformato in una torcia umana, devastandogli il corpo, con ustioni di terzo grado praticamente ovunque. Trentacinque anni, di Martina Franca, operaio dell’Ilva di Taranto, Alessandro ha subìto l’incidente mentre era intento a fare il suo lavoro, controllare appunto la temperatura della ghisa nell’altoforno 2 del plesso siderurgico tarantino. La temperatura della ghisa incandescente può arrivare anche a 1600 gradi, nel cuore del contenitore di fusione.

Una settimana particolarmente sfortunata, quella del giorno della memoria 2015: oltre a Morricella è morto anche un operaio salentino, Oronzo Galasso, 51enne di Torre Santa Susanna, caduto da un’impalcatura a Erchie. Inoltre, i ferimenti gravi dei due operai di Bitonto, caduti da un montacarichi e, se vogliamo, l’assurda aggressione al capotreno di Milano, colpito con un machete da alcuni extracomunitari sudamericani.

E ora che si fa? Ci s’indigna per qualche giorno, si dirà che questa è l’ennesima morte che, come tutte, poteva essere evitata. Si chiederà all’Ilva (che in fatto di morti bianche vanta un poco invidiabile primato), di riferire sulle cause dell’incidente e sulle procedure da modificare in quella precisa operazione produttiva dove si è verificato l’incidente. I sindacati borbotteranno qualcosa per darsi un ruolo e si costituiranno parte civile, nel caso emergano responsabilità. Man mano che passerà il tempo, ci si dimenticherà, continuando a leggere circolari ministeriali assurde, invocando l’errore umano (in modo che le assicurazioni non paghino), il fatalismo o la sfiga, anche se la sfiga non esiste. In assenza di controlli adeguati, si continueranno a eludere, ove possibile, le norme in fatto di sicurezza e di formazione, puntando al risparmio e al pezzo di carta.

E’ la cultura d’impresa che ha sempre trovato spazio in Italia: da una parte si risparmia in fattori di prevenzione al rischio; dall’altra si mettono i lavoratori sempre più sotto pressione, in nome di una produttività esasperata, facendo leva sul ricatto della crisi e sullo spettro dei licenziamenti.

Rental Blog si unisce al cordoglio della famiglia di Alessandro.

Sperando di non dover tornare presto sull’argomento.

Tag dell'articolo: sicurezza

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