Secondo una ricerca del British Fashion Council, riportata dal quotidiano Independent, si calcola che circa 235milioni di capi indesiderati vengano scaricati nelle discariche inglesi ogni anno. Un dato ancora più impressionante se si pensa che il sistema della fast fashion costa allo stato 82milioni di sterline all’anno in smaltimento di vestiti e tessuti. Allo stesso tempo si calcola che circa il 35% delle microfibre presenti negli oceani provenga da abiti ormai fuori moda. Percentuale destinata a raggiungere quote ancora più alte se si pensa a quanto velocemente si muova il mercato della moda pronta, soprattutto nell’ultimo periodo.
Una delle soluzioni identificate per migliorare il fenomeno è indubbiamente rappresentata dalla economia condivisa che cerca di andare oltre a modello lineare di produrre, prendere e sprecare ma che prevede l’utilizzo in condivisione anche di abiti e accessori. Da qui WASP, agenzia per l’efficienza delle risorse del Regno Unito, ha infatti identificato proprio nella sharing economy il modello di business più innovativo per avere sempre un guardaroba alla moda riducendo l’uso di materiali inquinanti e la produzione di scarti inutili, decretando il noleggio dell’abbigliamento come trend chiave per il futuro.
Una riflessione interessante anche se guardiamo a chi già ha investito nel mondo della moda a noleggio. Per citare un esempio, l’americana Rent the Runway, di cui abbiamo più volte parlato, rappresenta sicuramente un buon modello di ispirazione. Attiva dal 2009, oggi conta 505 impiegati, 65mila articoli in vetrina, 6milioni di utenti attivi e circa 100 milioni di fatturato annui, ma soprattutto sta educando al non spreco e alla condivisione tutta la popolazione femminile (ma non solo) attenta alla moda. A conti fatti si calcola che il mercato potrebbe avere un valore potenziale pari a 923milioni di sterline.
Ovviamente, se i consumatori devono impegnarsi a noleggiare è anche vero che chi noleggia deve impegnarsi a sua volta per offrire prodotti sempre alla moda a canoni convenienti e accessibili. Questo significa anche cambiare il paradigma del possesso nel settore abbigliamento, un’abitudine non proprio semplice da sradicare. Ci aspettiamo grandi cose da questo segmento di mercato in continua crescita, anche per il bene dell’ambiente.