In In una situazione sempre più difficile e complessa come quella attuale, diventa irrinunciabile per le imprese dotarsi di un sistema, anche semplificato, di gestione dei rischi. Ma che cosa sono i rischi, quali sono i più pericolosi, e soprattutto come si fa a gestirli?
Innanzitutto, ai fini di questo articolo, definiamo come “rischio” la probabilità che si verifichi un evento negativo per l’impresa, di qualsiasi natura o portata. In realtà, nella teoria economica, questo termine non ha alcuna connotazione a priori: il rischio è solo la probabilità che si manifesti un evento, sia positivo che negativo. Tuttavia, dal punto di vista delle analisi che ogni azienda dovrebbe svolgere periodicamente, possiamo concentrarci solo sulla sua componente negativa.
Esistono molti modi per classificare i rischi. Per quanto riguarda quelli tipici di un’impresa edile, possiamo ad esempio citare le categorie di rischio relative:
- alle condizioni di mercato (condizioni della domanda di costruzioni o ristrutturazioni);
- alla propria offerta, ossia la capacità di continuare nel tempo a costruire edifici solidi, sicuri e di qualità;
- alla sicurezza delle persone, dal punto vista sia della loro tutela che della loro correttezza professionale;
- alla sicurezza ed efficienza delle attrezzature e dei cantieri;
- alla situazione economica e finanziaria dell’impresa (redditività, solidità, liquidità, efficienza), alla relazione tra costi e ricavi e ai rapporti con i clienti, i fornitori, i soci e i finanziatori;
- alla reputazione dell’azienda, connessi alla sua immagine nei confronti del pubblico.
Per quanto riguarda il livello di gravità del rischio, possiamo invece distinguere tra rischi strategici e rischi operativi, in funzione dell’impatto che l’evento ha potenzialmente sull’impresa. In questo senso, distinguiamo tra:
- rischi strategici, che potrebbero minare radicalmente la possibilità dell’impresa di proseguire l’attività;
- rischi operativi, che, pur generando una perdita o conseguenze negative sull’attività aziendale, non pregiudicano quest’ultima nel complesso.
E’ importante a questo punto sottolineare alcuni elementi.
- Chi dirige un’azienda deve conoscerla in modo approfondito. Come si fa a misurare il rischio che si verifichi il furto di un camion cava-cantiere di nostra proprietà, o che ci siano difetti nell’opera realizzata, a causa dell’imperizia di un operaio? Prima occorre conoscere la propria azienda, i suoi processi di funzionamento, le persone che ci lavorano e i soggetti esterni (partner, soci, finanziatori e così via). Questa fase non deve essere vista solo come un costo: la revisione dei processi attuali potrebbe farci scoprire aree o attività dove ottenere maggiore efficienza nella gestione.
- Non esiste un profilo di rischio “universale”, valido per tutte le imprese di un certo settore. Anzi: lo stesso rischio potrebbe essere di livello strategico per un costruttore e solo operativo per un altro. L’imprenditore che realizza molte tipologie diverse di opere edili è meno esposto alla crisi dell’edilizia residenziale di quello che costruisce solo case. Un’impresa edile solida può far fronte alla chiusura del finanziamento da parte della propria banca, perché ne può rinegoziare uno nuovo in un altro istituto di credito, (in tempi normali, magari a condizioni anche migliori); una troppo indebitata, invece, in una situazione del genere potrebbe anche dover chiudere. L’azienda che utilizza solo macchine prese a noleggio non ha alcun problema se una di queste si guasta, perché il suo contratto molto probabilmente prevede la sostituzione in breve tempo; quella che ha solo beni di proprietà, in caso di guasto, può vedere rallentata la sua attività, in attesa della riparazione, e sostenere il costo sia di quest’ultima che del noleggio per qualche giorno di una macchina sostitutiva.
- Per stimare il rischio occorre provare a delineare due o tre scenari, e stimare che cosa succederebbe in ciascuno di essi. Quali sono le conseguenze per il nostro conto economico se i costi del cemento aumentano del 50% nel 2009? E se raddoppiano?
- Per mettere in pratica un’analisi dei rischi, non è per forza necessario essere risk manager navigati. Sicuramente un approccio e strumenti professionali, da questo punto di vista, danno maggiore efficienza e risultati più affidabili; tuttavia è fondamentale condurre comunque questa analisi, anche se sulla base di stime e modelli semplificati.
Nel prossimo post vedremo un sistema semplificato di classificazione dei rischi.
Si più tutele ma soprattutto bisogna fermare la burocrazia che in italia è ai limiti dell’inverosimile, e poi incentivi per le ristrutturazioni e risparmio energetico.