Lyft e General Motors hanno recentemente annunciato un nuovo programma che offre agli autisti del servizio di ride sharing la possibilità di prendere a noleggio a breve termine le autovetture. Il programma, denominato Express Drive, è in fase di lancio a Chicago e presto partirà anche a Boston, Washington, Baltimora e molte altre città degli USA.
Gli autisti potranno prendere le autovetture a noleggio per un massimo di otto settimane al costo di 99 dollari a settimana, costo che tuttavia si annulla se gli autisti compiono almeno 65 corse nei sette giorni. Il canone di noleggio prevede anche la copertura dei costi di manutenzione e assicurazione.
Lyft aveva già in precedenza proposto una partnership con Hertz per offrire noleggi a breve termine a canoni convenienti, insieme a incentivi come sconti sul carburante e l’accelerazione dei pagamenti agli autisti più attivi.
Le piattaforme di ride sharing come Lift e Uber soffrono infatti di un elevato turnover degli autisti: molti smettono infatti dopo pochi mesi di attività. Per questo entrambe le piattaforme sono sempre alla ricerca di nuovi sistemi di incentivo. Senza contare che la disponibilità di vetture di qualità superiore migliora anche quella del servizio offerto nel complesso.
La partnership tra Lyft e General Motors deriva da un importante investimento (500 milioni di dollari) fatto da quest’ultima. Tuttavia è anche importante sottolineare che l’obiettivo di lungo termine di questa collaborazione è in realtà molto più complesso e ambizioso, e scarsamente favorevole gli autisti.
Il piano di General Motors e Lyft prevede infatti lo sviluppo di un’infrastruttura di autovetture on demand a guida autonoma. Entrambe le aziende hanno confermato che Express Drive è il primo passo verso la creazione di una rete di veicoli autonomi, allo stadio attuale attraverso la creazione dell’infrastruttura di base di gestione, manutenzione e organizzazione di una grande flotta di automobili.
Un futuro senza autisti?
Può in effetti sembrare strano che un’azienda di ride sharing e uno dei più grandi produttori al mondo di automobili si alleino per “eliminare” gli autisti. Tuttavia il piano ha molto senso dal punto di vista strategico per entrambe.
Per General Motors si tratta infatti di uno strumento con cui attrezzarsi per fare fronte a un’evoluzione tecnologica, quella delle auto che si guidano da sole, che tutti nel settore ormai danno per scontata, anche se richiederà ancora molti anni per concretizzarsi.
Per Lyft, invece, togliere la necessità di avere autisti a bordo consente di eliminare drasticamente la più rilevante tra le voci di costo della piattaforma, dal punto di vista non solo dei ricavi che l’azienda deve girare ai guidatori, ma anche del rischio che gli autisti stessi cerchino di coalizzarsi per ottenere condizioni economiche migliori (come dimostrano le recenti cause intentate negli USA per ottenere ad esempio i contributi previdenziali). Una volta tolti gli autisti, ciò che resta a Lyft e soci è la tecnologia in grado di gestire i flussi di veicoli in funzione della domanda e dell’offerta, un elemento su cui essi sono già molto avanti.
Non per niente già nel 2014 il CEO di Uber Travis Kalanick aveva detto che era impossibile per Uber non pensare di arrivare prima o poi alle auto senza autisti, anche perché se non lo farà Uber, ci sarà sicuramente qualcun altro al suo posto.