Negli USA, secondo la RIAA (Recording Industry Association of America), nel 2015 lo streaming di musica ha superato per la prima volta il download ed è diventato la principale fonte di ricavi dell’industria discografica.
Secondo un recente report dell’associazione, lo streaming ha infatti generato ricavi per 2,4 miliardi di dollari, pari al 34,3% delle vendite totali. Il download di musica digitale rappresenta invece il 34% dei ricavi, mentre le vendite di prodotti su supporto fisico (tradizionale, ossia CD, DVD e vinile) arrivano al 28,8%.
Secondo la RIAA uno dei fattori chiave alla base della crescita dello streaming è l’integrazione delle applicazioni con le piattaforme del mondo social, come ad esempio fa Facebook con Spotify, dove gli utenti possono scambiarsi e condividere le proprie playlist. Non ha avuto invece un impatto rilevante, a differenza delle previsioni, la sempre maggiore penetrazione dei dispositivi mobili presso gli utenti. La crescita dello streaming dovrebbe comunque continuare a ritmo sostenuto fino almeno al 2019.
Sempre secondo la RIAA, i servizi come Spotify stanno soppiantando i negozi di musica digitale come iTunes. I ricavi della vendita di album in download sono infatti scesi del 5,2% nel 2015, e quelli della vendita di singoli del 12,8%.
Nel settore si vocifera che le grandi case discografiche stiano cercando di spingere Spotify verso un aumento del numero di utenti a pagamento, dato che i suoi utenti in gran parte usano ancora la versione gratuita del servizio.
A Febbraio Apple ha dichiarato che il suo servizio Apple Music ha superato gli 11 milioni di iscritti, e secondo la prestigiosa rivista Billboard anche questo contribuisce alla crescita degli abbonamenti. Dato che Spotify ha comunque continuato a crescere nel frattempo, è probabile che gli abbonati di Apple siano in larga parte nuovi utenti del mercato dello streaming, che non avrebbero pagato per i servizi di altri operatori.
In questo scenario, quindi, dove la vendita di musica è sempre più digitale, l’ascolto di brani e album è sempre meno legato al possesso (fisico o virtuale che sia) e sempre più al consumo on demand, con collezioni sempre più vaste tra cui scegliere (in modo perfettamente legale) che cosa ascoltare in quel preciso istante.