Lo spillover dei noleggiatori

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Dopo il periodo non semplice appena trascorso, Rental Blog ha deciso di ripercorrere insieme a voi i pezzi principali che vi hanno incuriosito e tenuto compagnia negli ultimi mesi. Questo articolo, pubblicato originariamente il 13 Maggio, riprende sotto diversi punti di vista quelle che sono state le principali conseguenze per il mondo del noleggio, in seguito al diffondersi dell’emergenza sanitaria.

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Una delle espressioni anglosassoni più in voga al momento è “spillover”; questo termine, che in biologia sottintende qualcosa di “mostruoso”, ha tuttavia in sé un altro sorprendente significato.

spillover_newsLa Pandemia che ci ha colpiti e costretti all’isolamento era già annunciata: nel 2000, infatti, l’OMS aveva indicato nei coronavirus i patogeni che potevano effettuare più facilmente un salto di specie e causare quindi gravi epidemie.

Spillover è il termine che indica proprio il salto di specie, ovvero quel momento in cui un virus passa dal suo ‘ospite’ non umano (un animale) al primo ospite umano (il paziente zero).

Le malattie infettive che seguono questo processo si chiamano zoonosi. Tra il 2003 e il 2020, dagli animali si sono originate tre epidemie e una pandemia che hanno interessato la popolazione umana:

  • Sars (2003) che dai pipistrelli si è trasferita agli zibetti e poi all’uomo.
  • Influenza Suina (2009) causata dal virus H1N1, trasmessa dagli uccelli ai suini e poi passata all’uomo.
  • Mers (2012) trasmessa dai pipistrelli ai cammelli e all’uomo.
  • Nel dicembre 2019 si è sviluppata la pandemia di Sars Cov-2 con un virus trasmesso all’uomo direttamente dai pipistrelli senza specie intermedie.

Lo spillover di conoscenza

La pandemia che ha piegato il nostro mondo è quindi una zoonosi, come la rabbia, l’antrace o il virus HIV.

pesce che salta da una boccia all'altraQuello con cui io vorrei contaminarvi ora è invece un’altra definizione di Spillover, sicuramente con una connotazione più positiva: lo spillover di conoscenza.

Ovvero quel fenomeno che si verifica quando le informazioni e le conoscenze raccolte per una particolare attività si trasformano facendo un ‘salto di pubblico’ e diventando importanti per applicazioni in altri contesti.

Usando uno sguardo resiliente potremmo dire che il Sars Cov-2 ha generato l’opportunità di una nuova conoscenza: non ha solo stravolto la nostra vita personale, ma ci ha anche ‘costretto’ ad ampliare lo sguardo su rischi (anche lavorativi) che prima non consideravamo.

La valutazione dei rischi

Tornando al nostro lavoro, saremo chiamati a riconsiderare e ristrutturare quella parte cartacea documentale chiamata “Documento di valutazione dei Rischi”, cioè la sintesi di ciò che si è messo in atto per considerare un problema, utile anche a dimostrare all’organo di vigilanza l’attenzione e la cura con cui si sono attuate procedure per limitare al massimo un rischio.

Il Documento di Valutazione dei Rischi deve valutare tutti i rischi possibili.

 Fontana-BertolasoInfatti,  l’art. 28, comma 1, del D.Lgs. n. 81/2008, prevede per il datore di lavoro l’obbligo di valutare tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari e adottare, conseguentemente, le misure di prevenzione e protezione che reputi idonee allo scopo.

Il vero quesito che molti di voi si staranno ponendo di fronte al Coronavirus è capire se i rischi da valutare sono tutti i rischi causati dal lavoro o tutti i rischi che possono accadere durante il lavoro.

Perché, a seconda della risposta, un noleggiatore potrebbe anche ritenersi erroneamente esente dal considerare il rischio biologico, in quanto rischio non collegato all’attività lavorativa specifica.

A fornirci la risposta corretta è l’art. 28 comma 2, affermando che vanno valutati tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l’attività lavorativa, ovvero sono da valutare tutti i rischi che possono profilarsi, non necessariamente a causa dell’attività lavorativa, bensì durante l’attività lavorativa.

Ed ecco che anche per voi entra in scena il Coronavirus

Il rischio biologico

Il rischio biologico è sempre stato considerato un rischio legato solo alle mansioni sanitarie o correlato a quelle aziende che decidono deliberatamente di manipolare questi microrganismi per poter creare farmaci e vaccini.

lavoratori sanificano abiti da lavoroPochi datori di Lavoro sanno che nel decreto D.lgs 81/2008, testo unico sulla sicurezza del lavoro, c’è un intero capitolo (Titolo X) dedicato al Rischio Biologico.

Il virus Sars Cov-2 è un virus resistente, in quanto le sue modalità di trasmissione sono sia aeree che da contatto, aggiungendo una paura che prima non consideravamo, la contaminazione di superficie .

Il virus, che non ha possibilità di muoversi, trova negli oggetti (veicoli) la possibilità di spostarsi; se poi quell’oggetto passa di mano in mano, ecco che la possibilità di contaminazione si amplifica.

Diventano così, ora, fonti di rischio sia il cliente, con cui dovete fare un contratto e che usa il vostro materiale, sia il fornitore che vi porta la merce. Ma anche i vostri collaboratori che maneggiano attrezzi passati per mano, così come diventa un fattore di rischio un normale viaggio di lavoro che vi mette in contatto con qualcuno.

I protocolli di sanificazione

Il virus Sars cov-2 mostra resistenze diverse a seconda della superficie: tempi differenti sulla plastica, sul metallo e sui tessuti.

Perciò, ovviamente, nel mondo del noleggio si è data grande importanza ai protocolli di sanificazione.

pannello plexiglass su postazione lavoro ufficioNon ci sono però solo da sanificare gli strumenti e le macchine, c’è da sanificare il contesto dove viene svolto il lavoro: gli uffici dove ricevete la clientela, gli spazi utilizzati, anche quelli dove fino a poco tempo fa vi fermavate a riposarvi e a bere un caffè facendo quattro chiacchiere, ad esempio.

C’è da organizzare un mondo nuovo fatto di geometrie prima inesistenti, linee di distanziamento, disposizione a scacchiera per mangiare e pareti di plastica attraverso le quali dialogare. 

Per non parlare del nuovo modo di comunicare a voce: tutto quello che riuscivamo a capire non dalle parole, ma dall’espressione del volto del nostro interlocutore, finisce ora per rimanere celato dietro le mascherine.

Timendi causa est nescire” (l’ignoranza è la causa della paura) diceva Seneca. Infatti, è difficile valutare e difendersi da ciò che non si conosce.

Per questo, per capire bene il senso delle azioni che devono essere messe in atto, la formazione è importante, partendo dall’informazione, a tutti i livelli e con tutti gli stakeholders, perché la sicurezza è sì responsabilità del datore di lavoro, ma tutti devono partecipare al conseguimento di questo obiettivo mettendo in atto comportamenti virtuosi. Che, in questa fattispecie, sono quasi contrari alla nostra indole, che favorisce il contatto.

Ampliare le conoscenze serve a dare strumenti per mettere in atto comportamenti finalizzati alla prevenzione ed alla protezione.

Fatevi contaminare, dunque. Fatevi contagiare dallo ‘spillover di conoscenza’. Non reagite passivamente a ciò che sta succedendo, non opponetevi a questo cambiamento. Sfruttatelo per imparare, migliorare e aggiungere più valore e meno rischi alla vostra azienda.

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Elisabetta Olivieri

Elisabetta Olivieri

L’autrice di questo articolo è formatore per la sicurezza sul lavoro e docente europeo in ambito di educazione sanitaria, esperta nella gestione del Rischio Biologico e Rischio Aeraulico da Legionella.

Sarà docente del Workshop tecnico online:

L’analisi del Rischio Biologico nelle attività di noleggio”

Martedì 26 maggio, 9.00-13.00.

L’iscrizione al seminario include un check up gratuito a cura della docente al vostro Documento di valutazione dei rischi.

Per informarti e per partecipare scrivi qui

 

Tag dell'articolo: Coronavirus, sicurezza

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