Complice la crisi, adesso si condivide anche il cibo. In questo modo si spreca meno e si riduce l’impatto ambientale. Si chiama foodsharing.de, ed è la piattaforma digitale tedesca che consente ai suoi iscritti di “barattare” carne, salumi, frutta, verdura, formaggi, che non possono più essere consumati (per i motivi più disparati, a partire dalla scadenza) e quindi rischiano di finire nell’“umido”. Far parte della community è davvero semplice, basta iscriversi indicando i propri dati, versando un’irrisoria quota e rispettare una sola regola: «Non dare agli altri ciò che tu non mangeresti mai».
Facilissimo. Se abbiamo in frigo della banane ultramature che si sciolgono fra le mani e non mangerebbe nemmeno un babbuino a digiuno, evidentemente non vale la pena segnalarle su foodsharing.de. L’iscrizione può avvenire anche tramite Facebook.
Il servizio è decollato un anno fa, in seguito al documentario Taste the waste, di Valentin Thurn (che ha portato al cinema 50mila persone), incentrato sullo spreco del cibo in Europa. Oggi coinvolge oltre 5mila utenti. Ogni iscritto segnala sul sito ciò di cui intende liberarsi con relative date di scadenza. In questo modo, chi fosse interessato, può raggiungere il “fornitore” o farsi portare direttamente a casa ciò che desidera. Coinvolte, per il momento, sei città tedesche – oltre al banco del mercato di Markthalie Neun, nel quartiere berlinese di Kreuzberg – con un “giro” di circa settecento chilogrammi di alimenti (tenendo presente che in Germania vengono buttate via 500mila tonnellate di prodotti alimentari ogni anno).
Secondo Raphael Fellmer, del foodsharing di Berlino, la proposta ha un doppio vantaggio: sensibilizza sul valore e l’importanza del cibo e sollecita le persone a incontrarsi, abbracciando e condividendo un’etica sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Non tutto può, però, essere offerto online. Banditi sono, per esempio, le uova crude o la carne macinata.
Anche in Italia sta funzionando un sistema simile, con Last Minute Market. È una società spin-off dell’Università di Bologna nata nel 1988, come attività di ricerca, e trasformatasi nel 2003 in una realtà imprenditoriale finalizzata al recupero di beni invenduti a favore di enti caritativi. Il cibo prima di tutto, e la volontà di trasformare lo spreco in risorsa, partendo dal presupposto che il 95% dei prodotti alimentari ritirati dai negozi e dai supermercati italiani è perfettamente consumabile.