Gli operatori internazionali associano all’Italia (e alla Spagna) un rischio più alto di qualsiasi altro emittente tra i paesi avanzati. Questo è il risultato di un rapporto della Depository Trust & Clearing Corp. (DTCC), la società che gestisce le transazioni e gli scambi tra i soggetti che comprano e vendono CDS (Credit Default Swap).
Che cosa sono i CDS, e come fanno questi signori a dire che il nostro paese è a rischio fallimento?
I CDS sono titoli derivati con un funzionamento complicato, ma una funzione molto semplice: proteggere chi li acquista dal rischio del fallimento di un emittente di titoli obbligazionari (sia esso una nazione avanzata, un paese emergente o un’impresa privata). Chi acquista un CDS emesso su una particolare obbligazione (ad esempio i nostri BOT, BTP e CCT), paga una certa percentuale per essere sicuro di recuperare il suo capitale se chi ha emesso quel bond non dovesse restituire il prestito. Ovviamente, se aumenta il rischio che questo accada, il valore del CDS aumenta, perché diventa più probabile che chi lo emette debba sborsare dei soldi. Il meccanismo è simile al premio di assicurazione RCAuto di un neopatentato, che è in genere più alto di quello di chi guida da vent’anni senza aver mai avuto un incidente.
Bene: il 4 novembre, secondo i dati della DTCC, che registra moltissimi di questi contratti e titoli tra i diversi investitori, il costo dell’assicurazione sul debito italiano era ancora il doppio di quello registrato ad agosto, nonostante la discesa dalla fine di ottobre. Il premio sul debito italiano era dell’1,08%, in discesa dal record di 1,38% registrato il 24 ottobre. Per avere un confronto, il debito della Spagna, un paese simile al nostro e decisamente in crisi, il 4 novembre richiedeva un premio dello 0,79% (e dell’1,12% il 24 ottobre). Per altre informazioni, è possibile consultare questo ottimo blog sulla nostra economia (in inglese).
“Che cosa c’entra questo con il noleggio?” direte voi. C’entra: innanzitutto perchè un paese in queste condizioni, sempre meno credibile sui mercati internazionali, non attira di certo i capitali provenienti da altri paesi. Non stupisce quindi che imprese di noleggio straniere, leader in tutta Europa, non vogliano fare il grande passo e investire da noi. Ed è un peccato, perché questo porterebbe ancora più competenze e conoscenze, e farebbe crescere tutto il settore.
E in secondo luogo, perché getta una luce sconfortante sulle possibilità del nostro paese di affrontare questa crisi, in cui parte già a secco di risorse a causa del fortissimo debito pubblico.