Per tutti coloro che sono esausti delle feste appena trascorse, è il momento migliore per andarsene… in vacanza. I prezzi nelle principali destinazioni turistiche (salvo forse quelle di montagna) sono in forte calo rispetto ai picchi dei giorni tra Natale e Capodanno appena passati.
La cosa non deve stupire: gli hotel sono costosi da costruire e da mantenere, e la domanda per i loro servizi è stagionale. Solo aumentando i prezzi in certi periodi essi possono coprire i costi di tutto l’anno e generare profitti.
Ma la stagionalità della domanda crea altri problemi: a parte l’aumento dei costi, le camere ben presto si riempiono, e i turisti scelgono altre destinazioni, più libere e meno costose. Nel resto dell’anno, invece, nonostante i prezzi siano più abbordabili, la domanda non è sufficiente a riempire tutte le stanze. Eventi di breve durata come conferenze, convegni, manifestazioni sportive e concerti accrescono il problema della differenza tra domanda e offerta, portando tantissima gente nelle città per pochi giorni.
L’avvento della sharing economy dovrebbe fornire una soluzione questo problema. Così come il surge pricing di Uber cerca di far aumentare il numero dei guidatori all’ora di punta, servizi come Airbnb dovrebbero consentire all’offerta turistica delle città di aumentare nel momento in cui c’è una maggiore domanda. Secondo alcuni dati recentemente pubblicati da Airbnb, molti suoi utenti sembrano fare proprio questo.
Più domanda e più offerta
Uno dei casi da manuale sembra essere quello della città di Omaha, nel Nebraska, da anni sede degli incontri con gli azionisti promossi dalla Berkshire Hathaway, la mega-finanziaria fondata anni fa dal magnate Warren Buffett. Al primo incontro, che si tenne nel 1980, si presentarono solo 12 persone. All’ultima edizione ne sono venute 40.000, l’equivalente di circa il 10% della popolazione della città. I pochi hotel di Omaha ne hanno approfittato per far salire i loro prezzi fino a 400 dollari a notte, imponendo anche durate minime del soggiorno di tre giorni. Questo tra l’altro fatto infuriare lo stesso Buffett, che ha minacciato di spostare la conferenza a Dallas.
Per fortuna la condivisione di appartamenti ha iniziato a fornire un po’ di competizione. Nelle tre settimane precedenti il meeting del 2015, 1.750 residenti di Omaha hanno pubblicato offerte su Airbnb pari a tre volte il numero di camere dell’Hilton (l’hotel più grande della città). Questo ha portato il numero di offerte su Airbnb a 5.000, di cui il 76% era occupato il giorno del I maggio a una tariffa media di 209 dollari. Inoltre, gli utenti di Airbnb hanno aumentato i loro prezzi di “solo” il 60% in quei giorni, rispetto a quelli precedenti e successivi. Nel caso degli hotel l’aumento è stato di oltre il 200%.
Quello di Omaha probabilmente è un caso eccezionale, ma rispecchia un trend piuttosto definito. Nella media dei 31 eventi specifici (concerti, gare sportive, convegni) che Airbnb ha analizzato, il numero di offerte è salito del 19% nelle tre settimane precedenti. Il numero di pernottamenti negli eventi in questione è triplicato rispetto alle settimane precedenti e successive. Anche nelle città in cui l’offerta è aumentata di meno c’è stata una crescita dei pernottamenti.
Lo sviluppo della sharing economy non significa automaticamente la fine delle politiche di prezzo degli alberghi. I sistemi come Airbnb non sono perfetti sostituti degli hotel: molti viaggiatori preferiscono sempre il livello di servizio offerto dagli alberghi, e questi ultimi presentano tuttora livelli di sicurezza superiore, ad esempio. L’affitto di stanze inoltre ha un effetto più rilevante nelle città piccole, mentre in quelle grandi di solito c’è già un’offerta maggiore in grado di assorbire il numero di visitatori in eccesso.
Ma facilitando la gestione di questi flussi temporanei, la sharing economy può avere un impatto sull’attività degli hotel, almeno nelle città più piccole. Se gli alberghi non potranno più moltiplicare i propri prezzi nei momenti di picco della domanda, questo metterà in crisi le strutture più deboli. Altre potrebbero decidere di aumentare i prezzi negli altri periodi dell’anno, il che potrebbe ulteriormente inasprire la stagionalità e, tra l’altro, colpire indirettamente anche attività come la ristorazione e il trasporto pubblico.
Al contrario però, più stanze disponibili in affitto porteranno più soldi direttamente nelle tasche dei cittadini durante gli eventi di maggior richiamo. Airbnb, ad esempio, riconosce ai proprietari l’85% delle somme pagate degli ospiti; nel caso degli alberghi il valore degli stipendi pagati direttamente si aggira sul 30-35% dei loro costi, a cui vanno aggiunti alcuni servizi acquistati localmente (come cibo e bevande, servizi di lavaggio biancheria, utility e simili).
Non è escluso, infine, che questo possa spingere i Comuni e gli enti turistici a creare ancora più eventi del genere: per cui quando prenotate, occhio che nel posto in cui state andando non ci sia proprio in quei giorni un convegno o una manifestazione di richiamo.