Nei giorni scorsi sono state pubblicate praticamente in contemporanea due notizie che rendono bene la situazione attuale in campo edile, tra incertezza e speranza.
Da un lato, “Edilizia e Territorio” pubblica un sondaggio sulla situazione delle imprese edili e tutto l’indotto alla riapertura dopo le ferie estive: il settore, come riporta Edilbox, è ancora immerso nella crisi.
Anche il Cresme sostiene che il picco della crisi deve ancora arrivare e colloca i primi segnali di miglioramento solo a partire dal prossimo anno. Per il 2009, invece il Pil del comparto dovrebbe perdere il 10 per cento. Al palo oltre alle macchine movimento terra, il calcestruzzo e gli impiantisti. Per la prima volta, poi, calano anche i contratti di noleggio macchine (-5%), mentre resta quasi ferma anche l’attività dei produttori di infissi, in parte graziati dagli incentivi fiscali. Si teme anche qualche spazio vuoto anche all’appuntamento più importante per il settore, il Saie di ottobre.
Dall’altro, Il Sole 24 Ore illustra le tre iniziative del governo per il rilancio del settore, che vanno sotto il nome onnicomprensivo di “piano casa”.
Il primo è quello destinato ai proprietari di villette e appartamenti collocati in piccole palazzine: la definizione dei dettagli è demandata alle normative locali e in 12 regioni presto si potrà dare il via ai lavori; nelle altre, invece, bisognerà attendere il varo delle leggi.
Il secondo piano casa è quello avviato a luglio con lo stanziamento di 350 milioni di euro per l’edilizia sociale. I beneficiari, in questo caso, non sono i piccoli proprietari, ma tutti quei soggetti che non riescono a sostenere la rata del mutuo o il canone d’affitto: giovani, anziani, famiglie sotto sfratto, immigrati.
L’obiettivo è realizzare 100mila alloggi in cinque anni e nei prossimi giorni dovrebbe essere definito il gruppo di lavoro che si occuperà dei fondi immobiliari.
È stato pensato per le giovani coppie, invece, l’ultimo piano, quello che punta sulla realizzazione delle new town. Il progetto, ancora tutto da definire nei dettagli, prevede l’utilizzo di aree demaniali e di edifici ex Iacp, che potrebbero essere venduti ai giovani o sostituiti da nuove costruzioni.
Noi ci siamo già espressi in passato (qui e qui) sulle opportunità e i dubbi relativi ai piani casa del primo tipo (quelli delle regioni, per intenderci). Vorremmo ora sapere dai nostri lettori che cosa pensano della situazione attuale e di questi stimoli al settore.
Il Piano Casa, di fatto, è solo uno stimolo. Se dovesse attecchire anche non in modo clamoroso, i benefici per il settore dell’edilizia sarebbero certamente notevole, ne beneficerebbero tutti tranne il mercato immobiliare. Ma il piano casa arriva in un momento di grande sfiducia da parte dei privati che potrebbero approfittarne, al momento la gente è alla finestra e aspetta di vederci chiaro. Una previsione di quella che sarà l’attività dei prossimi anni, dando per buona una certa attenzione verso il Piano Casa, potrebbe essere un forte incremento dei lavori pubblici (la grande cantieristica) e del settore della ristrutturazione. Siamo tornati un po’ alle atmosfere degli anni ’80, con una grande differenza: sono trascorsi trent’anni e il mondo non è più lo stesso. La crisi ha evidenziato molti aspetti negativi della nostra imprenditoria e oggi non c’è più spazio per l’approssimazione, l’improvvisazione, la proposta scadente che solo qualche anno fa aveva comunque nun suo mercato. La domanda è scarsa e non può più accontentare tutti i modelli dell’offerta. La richiesta è per la qualità a prezzi concorrenziali. Di questo principio il mercato della ristrutturazione dovrà tener gran conto nei prossimi anni. Il prodotto non basta più, il servizio come lo abbiamo sempre inteso non basta più. L’offerta è molta e si può scegliere. Questo significa che il mercato, in generale, pretende una diversa professionalità, ecco perché non si può più improvvisare: non ci sono gli spazi per farlo. Inoltre, e non è un dettaglio trascurabile, senza i capitali privati si metterà in moto ben poco. Soldi non ce ne sono, infatti tutti i grandi progetti, Expo compreso, sono stati ridimensionati. Si attende il ritorno delle banche, per ora troppo impegnate a farsi gli affari loro, in senso stretto, e bloccando di fatto la ripresa economica. In questo scenario che potremmo gentilmente definire abbastaza triste rimane un fatto altrettanto certo: l’edilizia deve ripartire, ci sono troppe cose da fare, impegni da mantenere, obiettivi da raggiungere.