L’Associazione americana dei General Contractor (AGC) si è lamentata nelle scorse settimane dello scarso peso dei fondi assegnati dal governo USA, spiegando, con i risultati di un’indagine su 1.000 imprese, che il programma di intervento dell’amministrazione Obama sta avendo poco impatto sulla creazione di nuovi posti di lavoro.
Fin qui niente di eccezionale: uno dei compiti istituzionali delle lobby (anche da noi) è chiedere soldi, e lamentarsi se non arrivano. La cosa più interessante dal nostro punto di vista riguarda le differenze tra le aziende (poche, secondo l’AGC) che hanno ottenuto i soldi, e le altre. In particolare:
- La percentuale di aziende che prevede nuove assunzioni è uguale (36%) tra quelle che hanno ottenuto lavori finanziati dal governo e quelle che non li hanno ottenuti.
- Il 36% delle imprese coinvolte nei lavori finanziati dal governo prevede di acquistare macchinari, mentre la percentuale nell’altro gruppo è più alta (43%).
- Quello che i soldi del governo sembrano fare bene è mantenere i posti di lavoro: il 60% delle imprese che hanno ottenuti lavori finanziati dallo stimolo sostengono di aver “salvato” posti di lavoro.
Queste cifre, nelle intenzioni dell’AGC, dovrebbero spingere il governo USA ad accelerare sulle spese. A noi suggeriscono però anche altre considerazioni, estendibili probabilmente anche al nostro paese.
Siamo davvero sicuri che gli effetti positivi dei lavori pubblici sull’occupazione (sbandierati dalle associazioni di categoria) ci siano davvero? E’ curioso che le aziende coinvolte nei lavori pubblici prevedano (in un mercato molto flessibile come quello americano) la stessa percentuale di nuove assunzioni di quelle che non hanno ottenuto questi appalti?
Sicuramente il mantenimento dell’occupazione sembra essere un obiettivo raggiunto, ma la creazione di nuovi posti? Non vorremmo che, in una condizione di incertezza come quella attuale, la situazione fosse questa: gli investimenti pubblici sono solo una boccata d’ossigeno, e questi appalti, per imprese sovradimensionate, si possono gestire tranquillamente senza assunzioni e con anzi qualche licenziamento.
Cosa ne pensate? Questi ragionamenti si applicano anche al caso italiano?
Secondo noi sì.