Su questo blog vi abbiamo parlato spesso e vi parliamo continuamente della continua diffusione di siti e servizi di consumo condiviso, di una vera e propria economia della condivisione, che soprattutto negli USA, ma anche nel resto del mondo e in Italia, mette in contatto perfetti sconosciuti che si scambiano beni e servizi.
Lyft, Uber, Sidecar, Airbnb, ma anche TaskRabbits (un sito in cui si incontrano domanda e offerta di prestazioni di lavoro occasionale, come portare a spasso i cani o consegnare la spesa): servizi in cui ci si fida e ci si affida a completi estranei per scambiare il possesso temporaneo di un bene, a volte molto importante, come la casa o la macchina.
Ma non è sempre stato così. C’è stato un momento nella cultura americana, più o meno tra gli anni ’70 e ’80, in cui lo spauracchio principale era il serial killer: un estraneo pericolosissimo che si nasconde in mezzo alla gente di tutti i giorni, e il cui impatto psicologico (non nei numeri, i serial killer sono sempre stati statisticamente pochissimi) era fortissimo. Tanto forte da influenzare anche comportamenti sociali, come ad esempio l’autostop: un numero tutto sommato ridotto di criminali è riuscito a far passare di moda i viaggi fatti di passaggi da un luogo all’altro, e a far anche passare leggi che li vietavano.
Un estraneo farà la cosa giusta?
Tuttavia il fenomeno dei serial killer, nonostante il successo di serie tv come Criminal Minds, negli USA è in costante calo dagli anni ’80 a oggi, e c’è chi sostiene, come il Prof. Harold Schecter del Queens College di New York, che uno dei motivi è da trovare nella diffusione di Internet e dell’economia della condivisione.
Anche il Prof. Mike Aamodt, studioso di psicologia e di serial killer, sostiene che Internet ha creato un nuovo paradigma. Sono finiti i tempi in cui i killer si nascondevano indisturbati nei tranquilli quartieri di periferia: oggi esiste un livello di condivisione di informazioni personali (voluto o meno), che rende molto più difficile nascondersi, e molto più facile invece mettere in comune la propria vita e i propri beni con gli altri.
Il che ci porta ai vari siti del consumo condiviso, dove spesso il login si fa tramite Facebook, che partono dal presupposto che nella grande maggioranza dei casi le persone faranno la cosa giusta e che ci si può fidare degli estranei.
Ora, è difficile capire quale dei due fattori ha causato l’altro, ossia se Internet e i social network hanno favorito la riduzione del numero di serial killer, o se altri fattori hanno causato la riduzione del crimine, e questo ha spinto le persone a fidarsi di più degli altri, favorendo l’economia della condivisione. Magari non c’è alcuna connessione tra i due fenomeni, ma solo una correlazione.
Una cosa però è certa, e in un certo modo paradossale: se alcuni anni fa si temevano i serial killer, si evitava l’autostop e si apprezzava la sicurezza offerta dai grandi marchi (come le più rinomate catene alberghiere), oggi c’è molta più fiducia nelle persone, e anzi le grandi aziende sono sempre più spesso considerate come entità senza scrupoli, dedite esclusivamente allo sfruttamento delle risorse e dei clienti. Ci si fida di più del piccolo operatore con cui si instaura un legame diretto, e le informazioni si ottengono con il passaparola (o Tripadvisor).
Allora meglio fidarsi di un estraneo, no?