L’Accordo Stato Regioni sulla formazione all’uso di macchine “pericolose” che sta per entrare in vigore e che tocca direttamente le attività di molti noleggiatori, presenta ancora numerosi lati poco chiari relativamente alla sua piena applicabilità.
Il potere delle singole regioni in materia ha scaturito il paradosso di una normativa nazionale frammentata in una ventina di diverse normative locali; per chi vuole operare sull’intero territorio, questo è un vero rompicapo. Ciò che è in linea con la norma in una regione, può non esserlo a cinque chilometri di distanza. Un centro di formazione accreditato potrebbe non erogare i suoi corsi in una struttura decentrata (presso un cliente ad esempio) oltre il confine del suo territorio di riferimento.
Nel concetto di Europa Unita, che peraltro soggiace a un’unica direttiva UNI riguardo alla formazione, l’Italia si presenta con la solita matassa di burocrazia, esercizio di potere e norme azzeccagarbugli.
Un esempio di predominanza invasiva riguarda il potere che viene lasciato alle ASL. In pratica, in quasi tutte le regioni, l’ASL fungerà da organismo di controllo a monte, nel validare strutture e programmi formativi che vengono organizzati e deciderne la compatibilità. Nulla da eccepire: una delega legittima, trattandosi di riflessi sulla salute o quantomeno sugli aspetti di prevenzione degli infortuni. Le stesse ASL sono delegate anche al controllo a valle, cioè verificare sul luogo dove vengono esercitate queste attività formative se tutti i canoni sono rispettati: volumetria dell’aula, numero dei presenti, pertinenza dei contenuti, eccetera (teniamo presente che la follia del legislatore prevede anche che gli attestati debbano essere rilasciati su un particolarissimo tipo di carta di una precisa grammatura, pena la sua inefficacia e non è una barzelletta). Anche in questo caso potremmo non avere nulla da eccepire: questi controlli, quando effettuati con trasparenza, andrebbero a sanare alcune depravazioni divenute ormai consuetudine, soprattutto in merito all’ottenimento di crediti formativi per RSPP (convegni fantasma organizzati in fiere di settore, aule strapiene o stradeserte, commercio di attestati fantasma).
La libera concorrenza e il potere delle ASL
Quello che ci piace veramente poco è che, oltre a questa attività di controllo e di veto, alle ASL verrà ancora consentito di organizzare ed erogare attività formative, tralasciando in questa analisi ciò che anche i muri sanno, e cioè che numerosi soggetti pubblici svolgono a latere attività di docenza in corsi “privati” (nei giorni di ferie) solitamente gestiti da partite IVA intestate alle mogli o alle suocere (quando va bene).
L’aspetto inquietante della faccenda, che è anche la riflessione che proponiamo, riguarda la reale libera concorrenza all’interno di un quadro finalmente normato per l’effettuazione della normale attività di formazione alla sicurezza.
Già l’accordo pre-accredita discrezionalmente alcuni organismi, di fatto senza accertarsi nella sostanza circa le loro competenze in materia di formazione specifica (è il caso dei sindacati di categoria, che stanno facendo opera di reclutamento quasi selvaggia di contenuti e docenti). Ma confrontarsi sul mercato con un soggetto che controlla a monte e a valle chi può fare cosa e che poi eroga formazione direttamente (e indirettamente), da osservatore esterno, mi pare francamente una situazione alquanto anomala.