Le potenzialità del Team Coaching

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Dopo il periodo non semplice appena trascorso, Rental Blog ha deciso di ripercorrere insieme a voi i pezzi principali che vi hanno incuriosito e tenuto compagnia negli ultimi mesi. Questo articolo, pubblicato originariamente il 14 Aprile, riprende il progetto di Team Coaching realizzato da Rental Academy, che con la collaborazione di Angela De Rosa ha cercato di dare un aiuto in più alle aziende impegnate nel noleggio, lavorando sulla squadra di persone coinvolte al loro interno per favorire una ripartenza più efficace.

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Questo periodo ci ha costretto a rallentare, ha messo in crisi il sistema e stravolto le nostre abitudini. Ci è però offerta la possibilità di fermarci, osservare e comprendere. Comprendere il presente, per non sentirci in balia degli eventi, e saper leggere il futuro che si delinea in un orizzonte ancora poco definito.Stiamo verificando problematiche diffuse tra le persone che lavorano nel noleggio, così come in molti settori abituati a rispondere velocemente alle cose senza mai darsi tempo di riflettere.

Questo disagio dipende sia dalle attuali condizioni lavorative che dalle prospettive per il futuro. Oggi più che mai, le aziende di questo settore hanno un forte bisogno di attivare forme efficaci di ascolto e sostegno, e mantenerlo in futuro, facendolo diventare uno dei pilastri delle attività.

In questo contesto, la Psicologia del Lavoro e il Coaching sono due discipline più che mai chiamate a svolgere la funzione essenziale di aiutare il mondo del lavoro ad attraversare questa crisi epocale e quindi riuscire a superarla.

Con lo staff di Rental Academy siamo convinti che sia diventato più che mai necessario sviluppare nuove competenze e mettere in campo nuove risorse per la necessaria ripartenza. Le sfide sono tante in questo momento, da quelle più “pratiche” a quelle di più ampio raggio: tenere insieme i team che lavorano in smartworking, gestire l’incertezza del presente e soprattutto del futuro, ripensare il proprio ruolo e anche quello della propria organizzazione, eccetera.

Tutte tematiche importanti e che, a vario livello, ciascuno di noi più o meno si sta ponendo, ma che è necessario affrontare sfruttando appunto questo momento di pit stop.

In questo contesto, il Team Coaching si configura come un luogo di scambio e riflessione sul presente e sul futuro, uno spazio protetto all’interno del quale le persone dell’azienda, possono riflettere e portare prospettive e idee diverse, sviluppare nuove considerazioni e consapevolezza da cui ripartire con uno spirito rinnovato per il nuovo mondo che ci aspetta.

Con Angela De Rosa, Psicologa del Lavoro e Corporate & Executive Coach certificato da ICF (International Coach Federation) e docente di Rental Academy, abbiamo studiato delle brevi sessioni di team coaching molto attualizzate, per permettere alle aziende di noleggio di compattare il team per ripartire con rapidità ed efficacia.

Angela ha lavorato per anni in Aziende multinazionali complesse e oggi si occupa di Coaching in Azienda. La lunga esperienza maturata sul campo, la rende in questa delicata fase un coach particolarmente consapevole di quelle che sono le tematiche cruciali che le organizzazioni si trovano a vivere nel quotidiano: la gestione del cambiamento e il senso di incertezza, il nuovo ruolo della leadership, la motivazione e lo sviluppo delle persone, la gestione del conflitto e la comunicazione tra i team.

L’articolo che segue è la trascrizione di una conversazione con Angela, in cui abbiamo messo a fuoco la nostra soluzione di Team Coaching che proponiamo allle aziende.

Angela, cosa significa esattamente fare team coaching?

Il Coaching è, in generale, uno strumento a servizio dell’azienda che si rivolge allo sviluppo della performance dell’individuo e del team. ll Team Coaching è il processo che aiuta un team all’interno di un’azienda a raggiungere una maggiore chiarezza e concentrazione sui risultati.

Invece di focalizzarsi sugli obiettivi di un singolo individuo, il processo di Team Coaching è tipicamente incentrato sugli obiettivi del Team che, a loro volta, sono sempre fortemente legati agli obiettivi dell’azienda nel suo complesso.

Si tratta di un potente strumento di sviluppo e potenziamento delle performance dei team all’interno delle organizzazioni.

Sappiamo che quando i team operano al loro meglio, possono raggiungere risultati incredibili. C’è, infatti, una differenza enorme tra la performance di un team che opera al suo livello più alto e uno che invece ha una performance di basso livello.

ll Team Coaching aiuta i team a ripensare le performance raggiunte, a migliorare i risultati, la comunicazione interna e con gli altri team aziendali, a costruire relazioni utili. Il tutto, come detto, è finalizzato ad aumentare l’efficacia del team e di conseguenza a migliorare il funzionamento dei processi organizzativi.

Come si ottiene un team altamente performante?

Si tratta di capire le dinamiche del gruppo: come lavora questo gruppo? Come interagisce con il mondo esterno? A che velocità risponde al cambiamento? Quali sono le competenze che hanno le persone per svolgere le loro attività? Quali sono le nuove competenze necessarie oggi al team per raggiungere i suoi obiettivi? Di quali risorse già dispone e di quali ha bisogno e quindi si deve procurare?

Il Team Coaching risponde a queste domande e a molte altre. Le sessioni permettono di creare uno spazio protetto e di ispirazione, di apertura per una migliore riflessione sui processi e le pratiche di squadra e questo consente al team di performare meglio.

Puoi spiegare a chi ci rivolgiamo con questa soluzione?

Ci rivolgiamo a tutte le persone che lavorano nelle organizzazioni della filiera del noleggio, di qualunque dimensione esse siano (non importa se grandi o piccole) e ad ogni livello gerarchico.

Tutti coloro che, facendo parte di squadre aziendali, si stanno interrogando sul loro futuro lavorativo (e non solo). Coloro che sentono il bisogno (oggi più che mai forte) di confrontarsi, condividere il loro vissuto e trovare delle risposte più utili per affrontare un futuro nuovo e incerto e che proprio per questo spaventa.

Angela De Rosa

Angela De Rosa

Ci rivolgiamo a tutti coloro che sanno di dover agire dei cambiamenti nel loro modo di lavorare, di performare, ma che non sanno ancora come fare. Ed è proprio in queste fasi di grosso, oggi direi epocale, cambiamento che diventa importante l’appoggio e il sostegno del gruppo di lavoro (del team, appunto) perché se c’è un’evidenza in tutto questo è che non si è da soli: si tratta di uno “spostamento” globale che abbraccia ogni singolo individuo su questo pianeta.

Ci rivolgiamo poi anche direttamente ai leader che oggi più che mai sono chiamati a “rassicurare” e tenere compatta la propria squadra (oggi spesso in smartworking per la prima volta), che in questo momento si trovano davanti la nuova e grande sfida di gestire team virtuali, che sentono di dover essere una guida per le persone del loro team ma che, a loro volta, vivono la grande difficoltà di non sapere, in questo sconcerto globale, qual sia poi la risposta più giusta da dare… perché anche loro (come tutti) stanno attraversando un momento di cambiamento tale, per cui si sono perse quasi del tutto le misure tradizionali di lettura degli eventi futuri.

In questo contesto, diventa appunto essenziale il recupero dell’elemento “gruppo”, del senso di collettività, di team

In questo particolare momento in cui il futuro delle persone e delle aziende è così pieno di incognite quali possono essere gli obiettivi e le opportunità del team coaching?

L’obiettivo che si pone il Team Coaching è quello di aumentare la consapevolezza del Gruppo, per fare in modo che arrivi a “pensare meglio”, così che sia in grado esso stesso di prendere decisioni complesse o difficili e quindi possa mettere in atto azioni più efficaci.

L’identificazione di nuove modalità di funzionamento del team è spesso un passaggio delicato e complesso perché ha a che fare con il “lasciare andare” il vecchio modello consolidato che, anche se non più funzionale rappresenta, di fatto, una comfort zone per le persone del Team.

L’obiettivo diventa quindi quello di adottare nuove pratiche più funzionali, perchè allineate al nuovo contesto di mercato e alle nuove aspettative e obiettivi dell’azienda. Questo “passaggio” è sempre piuttosto doloroso per le persone ed è necessario un intervento di facilitazione (Coaching) che aiuti a far ritrovare il senso.

L’opportunità che il Team Coaching offre alle aziende di questo settore è proprio quella di porsi come uno strumento utile e potente per “ripensarsi” (sia come individui che come team), acquisendo nuova consapevolezza per arrivare a mettere in atto nuove dinamiche di funzionamento più utili, così da ripartire con un nuovo spirito e nuove risorse e per affrontare più prontamente e più compatti le nuove sfide all’orizzonte. L’opportunità per un team che scegli di fare questo percorso è quello di sentirsi coinvolto in prima persone nella costruzione del proprio futuro e questo sprigiona molta energia che va a beneficio del singolo, della squadra e dell’azienda.

Prova a spiegare in modo semplice come si svolge il Team Coaching online di Rental Academy

Si svolge in sessioni web con gruppi di 7-15 persone al massimo. Si può trattare di persone appartenenti alla stessa squadra aziendale o di persone di diverse Linee di Business, che però condividono uno stesso obiettivo.

La durata di ciascuna sessione varia a seconda del percorso e degli obiettivi che si sono posti.

Il numero di sessioni, la durata e gli obiettivi del Coaching sono stabiliti e condivisi in modo chiaro all’inizio del percorso cosi che ci sia un allineamento da parte di tutti gli attori coinvolti: il coach, il committente e il team.

Spesso si confondono i termini tra Team Coaching, Formazione e Consulenza. Ci spieghi le differenze principali?

La differenza essenziale è che il Formatore “dispensa una conoscenza” seguendo un metodo e degli obiettivi formativi. Fornisce quindi contenuto, conoscenze teoriche e pratiche, è garante della validità dell’apprendimento. Così come il Consulente è invece un esperto del settore in cui opera il cliente, ed è quindi in grado di fornire risposte ai casi e posti e risolvere problemi grazie alla sua esperienza.

Il Coach non deve essere necessariamente un esperto rispetto all’ambito in cui viene chiamato ad operare, il suo compito non è quello di fornire la soluzione, ma di mettere le persone in condizione di sprigionare la loro volontà e partire all’azione coerentemente con i propri obiettivi.

Il presupposto è che sono le persone che lavorano in quell’ambito gli esperti del loro lavoro (e della loro vita). Il coach quindi, “accompagna” il cliente nella “scelta” delle proprie soluzioni e azioni, e nel prendersi l’impegno e la responsabilità dell’agire.

Nel team coaching questo significa “allenare” il team a sviluppare le sue potenzialità, stimolando quindi dinamiche di gruppo e, in generale, coordinando tutto il processo al fine di arrivare al raggiungimento dell’obiettivo del Team.

Molte persone nel noleggio hanno sempre lavorato e lavoreranno inevitabilmente a stretto contatto fisico. Come può essere affrontato il rischio di abituarci alle pratiche di evitamento che stiamo adottando?

Non credo ci sia un vero e proprio rischio di abituarsi all’evitamento… Credo anzi che, tra le tante cose, questa situazione abbia evidenziato il ruolo assolutamente “complementare” dei social media. Intendo dire che, fino ad oggi, spesso ci si lamentava del fatto di trovarsi a cene, aperitivi, pranzi “in compagnia” di persone la cui attenzione in quel momento era rivolta ai Social, che mentre erano con noi, sembravano mettere in secondo piano la situazione che stavano vivendo, in quanto concentrate sul “virtuale”.

In questo attuale forzato isolamento fisico, il nostro bisogno di socialità è stato obbligatoriamente del tutto sfamato unicamente e obbligatoriamente dal web e questo ha messo, secondo me, in evidenza l’incapacità dei Social di appagare in modo totale il nostro bisogno di relazione: non ci bastano e non ci possono bastare (per fortuna). Solo adesso, in questa situazione, lo stare insieme “realmente”, il vedersi, toccarsi, abbracciarsi, darsi anche solo la mano è venuta a galla in tutta la sua essenzialità.

I Social Network ci connettono egregiamente ma non assolvono del tutto alla vera necessità “sociale” dell’essere umano che è quella di incontrarsi e relazionarsi nella realtà fisica più che virtuale. L’auspicio dunque è quello di far sì che questo momento che ci divide e separa, possa domani ricongiungerci, con una maggiore attenzione alle parole e alla comunicazione, quella reale, quella fra corpi, volti, mani, contatti visivi, delegando alla rete una funzione di connessione solo se in assenza di una comunicazione più degna della condizione umana. Come affermava Erich Fromm nel suo libro Anatomia della distruttività umana, l’uomo nutre un costante bisogno di instaurare nuovi legami con i suoi simili. Questo migliora l’equilibrio psichico e impedisce all’essere umano di avvertire un senso di profondo smarrimento o isolamento.

Ci sono rischi più sottili che vanno affrontati con consapevolezza?

Il rischio che vedo è più quello di debellare i timori in termini di paura del contagio, che saranno quelli che potranno portare a perpetrare comportamenti di lontananza volontaria.

È possibile che, per alcuni, dopo molto tempo a casa si provi ansia e paura di uscire e avere a che fare con altre persone. Dopo tanto tempo di isolamento tornare alla normalità e gestire il rientro alle proprie attività e impegni non sarà immediato, questo ce lo dicono già adesso i medici e le varie istituzioni. C’è il rischio che la situazione si cronicizzi, che si mantengano relazioni solo virtuali, e che si faccia fatica a riattivarsi e a riprendere in mano le redini della propria vita soprattutto se, già prima del lockdown, non si aveva una certa stabilità in termini emotivi, relazionali e/o lavorativi.

È probabile, infatti, che per alcuni, il timore del contatto, ormai così profondamente radicato nella nostra mente e nelle nostre azioni quotidiane, resti impresso dentro di noi, con notevoli conseguenze comportamentali ed emotive. Tale cambiamento sarà amplificato in coloro che già in precedenza mostravano alcune specifiche vulnerabilità.

Alcune ricerche cinesi di questo periodo hanno evidenziato che l’assistenza psicologica fornita finora riguarda principalmente la gestione di emozioni quali solitudine, rabbia ed ansia, in particolare relativa al terrore del contagio o di poter infettare i propri familiari, amici o colleghi

Gli esperti ipotizzano un rapido incremento di casi di Disturbo da Stress Post-Traumatico al termine della pandemia, così come è emerso nella popolazione cinese.

Cosa ci sta insegnando in termini di priorità e valori questo difficile periodo?

Stiamo diventando più coscienti della nostra vulnerabilità e anche della reciprocità. Questa epidemia ci sta facendo capire che non basta pensare solo a noi stessi, che è importante il recupero del senso del “noi”, anche in termini di gruppo di lavoro e interazione tra colleghi. Questa pandemia ha avuto l’effetto di capovolgere i vecchi equilibri. Ha fatto emergere i “nervi deboli” sia a livello individuale che sociale (e anche istituzionale).

Credo che, dopo aver sperimentato questo senso di fragilità, avremo l’opportunità di apprezzare di più la vita.

Questa crisi porta a galla la “vera verità”, proprio quella che in una situazione di normale routine (spesso creata ad hoc proprio per occultare questa “verità”) non emerge. I nodi arrivano al pettine, le fragilità emergono… l’obbligo di rallentare, di fermarsi, la convivenza forzata che aumenta a dismisura le differenze, l’isolamento imposto. Tutto questo è terreno fertile per il disagio psicologico: sentimenti di solitudine, vuoto, tristezza, che chiaramente si uniscono alle preoccupazioni per la salute e le finanze che imperano in questo periodo. Si tratta di stati emotivi con cui occorre stare in contatto e che ci sono utili a capire cosa è veramente importante per noi, che ci daranno modo di ripartire con le idee più chiare su chi siamo e cosa vogliamo d’ora in poi.

Come ha scritto Grossman, magari alla fine di tutto questo, ci accorgeremo che non vogliamo tornare alla nostra vita di prima, che alla fine non è vero che ci piaceva davvero.

“La presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita spronerà uomini e donne a fissare nuove priorità. A distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è utile. A capire che il tempo e non il denaro è la risorsa più preziosa. Ci sarà chi, per la prima volta si interrogherà sulle scelte fatte, sulle rinunce, sui compromessi. Sugli amori che non ha osato amare. Sulla vita che non ha osato vivere.”.

Angela, da ultimo, come possiamo descrivere la portata che una maggiore consapevolezza personale potrà avere sui comportamenti del team di cui facciamo parte?

La consapevolezza è un tema centrale del Coaching, è uno dei due pilastri di questa disciplina (insieme alla Responsabilità delle proprie azioni). La consapevolezza personale riguarda la comprensione dei propri bisogni, desideri, fallimenti, abitudini e tutto ciò che ci rende la persona che siamo e che rende, quindi, la nostra vita quella che è.

In questo periodo di estrema incertezza che stiamo vivendo, sapere “chi siamo” è una base essenziale per trovare un po’ di “tranquillità”, perché rappresenta il vero perno a cui aggrapparsi in mezzo alla tempesta. Più ci si conosce e meglio ci si adatta ai cambiamenti della vita. Chi in questa situazione di pandemia sta reagendo meglio è sicuramente chi è più consapevole di se stesso.

Essere consapevoli di chi siamo è in generale, secondo me, un dovere prioritario per ogni essere umano. Quando siamo consapevoli di noi siamo maggiormente in grado di percepirci come individui “unici”, di conoscere quindi i nostri punti di forza e debolezza, e questo ci permette di apportare quei cambiamenti necessari per il nostro benessere.

Le ricerche dimostrano che la consapevolezza di sé è direttamente collegata al successo nella vita. Dove per “successo” intendo: vivere la vita che meglio ci rappresenta come individui. Troppo spesso invece si tende a vivere la nostra vita in base a quelle che sono le aspettative degli altri (parenti, amici, partner, capi, colleghi, eccetera).

Avere consapevolezza significa restare in contatto con noi stessi, sapere cosa conta per noi ed è la vera chiave della felicità. Le persone più felici e soddisfatte della loro vita sono quelle che vivono in armonia con le proprie convinzioni interne e i propri valori. Le persone più infelici sono invece quelle che vivono una vita esterna non allineata a quello che conta di più per loro internamente.

Questo momento di lockdown ci dà la possibilità di lavorare sulla consapevolezza che abbiamo del nostro ruolo e del team di cui facciamo parte.

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Contatta Rental Academy se vuoi chiedere informazioni sul Team Coaching. La prima sessione di 30’ è gratuita.

Guarda la breve intervista di Angela De Rosa sul progetto Alta Scuola di Management di Rental Academy

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