In questi ultimi mesi abbiamo registrato una vera e propria esplosione di notizie riguardanti il futuro del trasporto, del ride sharing e di come quest’ultimo si collega al tema delle auto a guida autonoma. Nelle sole ultime settimane sono state infatti annunciate diverse novità.
La società nuTonomy, fondata da due ricercatori dell’IT di Boston, ha lanciato un test per il suo servizio di car sharing a Singapore, basato su vetture prodotte da Renault e Mitsubishi modificate per essere autonome. Il test si svolge in un’area piuttosto ristretta, costituita da un centro di ricerca condiviso da alcune aziende, ma è comunque un’area pubblica.
Il governo di Singapore ha stabilito una serie di vincoli e passaggi che nuTonomy dovrà rispettare prima di consentire l’estensione del servizio ad altre aree della città.
L’onnipresente Uber
Uber nel frattempo ha annunciato il suo test di car sharing autonomo a Pittsburgh, in partnership con Volvo. La città, oltre a essere sede di questo test, è anche quella in cui alcuni anni fa Uber ha di fatto acquisito in un colpo solo quasi tutti i ricercatori del dipartimento della locale Università Carnegie Mellon dedicato a questi temi. Il sistema sarà basato su auto fornite da Volvo, che produrrà i veicoli basandosi anche sulle tecnologie create da Uber. Volvo Cars e Uber contribuiranno al progetto con un investimento congiunto di 300 milioni di dollari. Per incentivare l’uso di questo sistema le corse sulle auto da testare saranno inizialmente gratuite. Ovviamente in questa fase iniziale le auto non si guideranno completamente da sole, ma ci sarà sempre un autista di Uber a bordo.
Tuttavia questo è il primo passo operativo e concreto verso lo sviluppo di questi sistemi. Il CEO di Uber, Travis Kalanick, non ha infatti dubbi che l’eliminazione degli autisti dalle auto porterà a uno scenario in cui non solo i taxi non esisteranno più, ma dove neppure possedere un’auto avrà più molto senso.
Uber ha inoltre acquistato una start-up del settore delle auto autonome, Otto, fondata da ex dipendenti del team di questa tecnologia creato da Google. In particolare, Otto si basa su strumenti e kit che consentono di rendere autonomi i camion.
Sempre a proposito di Google, uno dei dirigenti della sua controllante Alphabet si è dimesso dal consiglio di amministrazione di Uber, e il giorno dopo è stata annunciata l’espansione del suo servizio di ride sharing basato su Waze, il software di condivisione delle informazioni sul traffico acquisito alcuni anni fa dall’omonima società israeliana. Google si separa quindi sempre di più da Uber, come era stato ampiamente previsto in passato.
Nel campo del ride sharing, sembra invece che sia in difficoltà Lyft. Nelle scorse settimane sono circolate voci, successivamente smentite, secondo cui l’azienda di San Francisco avrebbe cercato un compratore, e anche Apple (che sta sviluppando il suo progetto di una sua auto, non è chiaro se con caratteristiche di guida autonoma o meno) sarebbe stata coinvolta nell’elenco dei potenziali acquirenti. Apple, lo ricordiamo, è invece legata da una partecipazione azionaria a Didi Chuxing, il leader cinese del ride sharing, e tramite quest’ultima potrebbe invece arrivare a possedere una quota in Uber, dato che nei mesi scorsi è stata annunciata la cessione delle quote di Uber in Cina proprio a Didi, con uno scambio azionario.
Le ultime notizie di questi giorni dicono però che l’accordo Uber-Didi potrebbe saltare, a causa dell’intervento del governo cinese, che non vede di buon occhio la fusione per motivi di riduzione della concorrenza. Non è detto che lo stop alla fusione venga confermato: potrebbe infatti esserci solo una multa per non aver informato le autorità competenti. Ma se invece ci fosse, sarebbe una pessima notizia per Uber e i suoi investitori, dato che la Cina è un buco nero di perdite per Uber, e la cessione a Didi consentirebbe di risparmiare moltissimi soldi da dedicare alle altre linee di sviluppo.
Tornando poi al settore delle auto a guida autonoma, non dimentichiamo che anche Ford sta pianificando il proprio sistema di car sharing basato su auto a guida autonoma di sua produzione, e anche Elon Musk ha aggiornato il suo piano per il futuro del trasporto, basato su Tesla a guida autonoma. Anche i fornitori di componentistica, come il gruppo Apollo, stanno investendo in questa direzione.
Insomma: lo scenario, forse anche complice la grande disponibilità di liquidità da parte dei big della tecnologia USA, è ricchissimo di sviluppi tecnologici, strategici ed economici.
Anche se, come sostengono alcuni, la tecnologia delle auto a guida autonoma è ancora troppo acerba, e richiederà anni e anni, se non decenni, per diventare realtà, l’evoluzione del settore assomiglia sempre di più a un film di Hollywood, pieno di svolte e colpi di scena nella sua trama.