E’ un discorso che abbiamo già toccato, ma con l’estate aumentano i problemi per le bici a noleggio nel nostro Paese. Inizialmente, il grosso era causato dai mezzi free floating spesso preda di vandali che, non si sa perché, come in una sorta di tentativo di replica dello spilbergiano ET, mostravano l’innato desiderio di testare le abilità di volo dei mezzi lanciandole in canali, fiumi e burroni.
Oggi anche quelle di fattura classica, chiuse da lucchetti e catene, sono vittime di loschi individui. Fenomeno ora non più solo italiano, dacché anche la vicina Svizzera soffre dello stesso problema. Nei giorni scorsi, il quotidiano locale Der Bund, riportava come nella città di Berna su 400 mezzi a noleggio, messi a disposizione dal comune, ben 100 avessero i lucchetti manomessi in modo da non rendere più possibile l’apertura mediante un’app per smartphone. Ma la manipolazione dei mezzi ha toccato anche città come Zurigo e Lugano, che hanno denunciato fenomeni simili, tanto da far ripensare al progetto di noleggio delle biciclette.
Una cosa simile era già successa da noi a Firenze, Torino e Roma dove Gobee, fornitore di biciclette a flusso libero, ha deciso di chiudere e di (s)vendere tutti i mezzi acquistati per lo sharing in città, recuperando il più possibile per investire altrove. E’ ovvio che l’azienda non può sostenere economicamente la mancanza di educazione verso l’uso condiviso e i continui atti vandalici che hanno messo fuori uso oltre il 60% della flotta. Eventi che hanno portato alla chiusura di tutti gli account, al risarcimento dei crediti residui e allo smantellamento delle postazioni in tutta Italia. Postazioni che verranno ricollocate in altri paesi europei.
Qualche giorno fa, un articolo assegnava a Torino il titolo di maglia nera degli atti vandalici compiuti nei confronti dei mezzi in condivisione. Lo sport preferito dagli utenti incivili sembra il lancio della bicicletta nel Po: ogni volta che si effettua un controllo si recuperano, infatti, decine di mezzi che costano al comune (e alle aziende) in manutenzione e riparazione o sostituzione andando a gravare sulle spesa pubblica e privata di aziende che hanno sempre meno voglia di investire nelle nostre belle città. Non va meglio a Milano, dove il 10% dei mezzi Ofo, come dichiarato in una nota aziendale, sono stati utilizzati in modo improprio, tra furti, appropriazioni indebite e vandalismo.
Cosa fare allora?
Prima di ritrovarci senza possibilità di accedere all’innovazione portata dalla sharing economy, sarebbe forse il caso di adottare misure estreme: ad esempio, in Cina, se le bici vengono parcheggiate in luoghi non consoni, la società applica una multa di circa 100 yuan (più o meno 15 euro). Una soluzione che potrebbe risolvere in parte il problema di chi utilizza la bicicletta in condivisione come mezzo privato, parcheggiandola nei propri cortili, un’abitudine molto in voga soprattutto a Milano. L’introduzione della multa o di una cauzione preventiva potrebbe essere dunque percorsa anche in Italia. Ma ha davvero senso? Insomma, ci chiediamo quale potrà mai essere il futuro della condivisione delle due ruote in una società dove l’importanza del concetto di proprietà pubblica condivisa sia così difficile da capire.