Le pareti della principale biblioteca di San Francisco sono decorate con circa 50.000 moduli di ricerca del vecchio catalogo dei libri. Ma anche i libri cartacei a cui fanno riferimento potrebbero diventare in futuro decorativi. Non solo, infatti, i lettori possono fare ricerche sul catalogo direttamente online, ma possono anche scaricare temporaneamente libri dal web senza neppure visitare la biblioteca.
Per le biblioteche pubbliche i libri digitali sono una naturale evoluzione. Per le case editrici molto meno. Le preoccupazioni degli editori a proposito del prestito gratuito sono vecchie quanto le stesse biblioteche, ma chiaramente i nuovi lettori digitali accelerano questo trend, tanto da far temere alle case editrici di non vendere più un libro.
Un libro di carta può essere preso in prestito solo nelle ore di apertura della biblioteca: quindi i lettori hanno ancora un incentivo forte a comprarselo, per non dover andare e tornare ogni volta. Ma il prestito digitale non ha nessun vincolo. Chiunque, con i diritti di accesso corretti, può scaricarsi un libro che si autodistruggerà al termine del periodo di noleggio. Questo porta con sé una serie di problemi: quante copie deve procurarsi la biblioteca? Una o molte? E la sicurezza? Un hacker che entra nel sistema potrebbe infatti rubarsi tutti i libri.
Alcuni editori hanno rifiutato di cedere alle biblioteche i loro libri, altri hanno praticato prezzi proibitivi o hanno posto vincoli strettissimi al loro uso. Nel Regno Unito l’85% dei titoli in formato e-book non è disponibile nelle biblioteche pubbliche, anche se il 71% delle biblioteche pubbliche in realtà presta i libri digitali. Negli USA in media una biblioteca pubblica ha a disposizione 4.350 e-book, quando Amazon ne vende 1,7 milioni.
I costi per le biblioteche
Secondo le leggi anglosassoni, chi compra un libro cartaceo può prestarlo o noleggiarlo, ma questo non vale per quelli digitali. Le biblioteche quindi non li possiedono, ma stipulano accordi di licenza con gli editori, salvano i libri su server messi a disposizione da aziende come OverDrive e 3M, e pagano anche caro per godere di questo servizio.
Non esistono leggi specifiche in tema di prestito digitale. Il Regno Unito la sta rivedendo, mentre altrove, come negli USA, ciascuno dei sei editori principali sul mercato applica una politica di prezzo differente. Simon & Schuster vieta il prestito bibliotecario in assoluto. HarperCollins consente il noleggio solo 26 volte. Penguin sta effettuando un progetto pilota con 80 biblioteche, in cui i suoi libri scadono dopo un anno. Altri stanno cercando di applicare politiche simili a quelle dei libri di carta, come l’obbligo di sostituzione dopo alcuni mesi (cosa che nel caso dei libri cartacei ha senso, perché si rovinano).
Il Canada sta sperimentando una piattaforma di prestito nazionale, per evitare i costi di gestione dei server di società private. Paradossalmente, i piccoli editori canadesi vedono di buon occhio il prestito digitale, che rappresenta il 40% del loro fatturato.
Nuovi libri, nuove storie
Alcune biblioteche sperimentano sistemi per cui pagano gli editori per ogni noleggio. In Danimarca le biblioteche pagavano 17 corone (3 dollari) per ogni noleggio, ma anche con un prezzo così alto il principale editore si è ritirato dal mercato, perché temeva di perdere vendite. In altri paesi si propongono prezzi cumulativi per pacchetti di libri (un po’ come avviene per i bundle di abbonamenti a riviste accademiche acquistati dalla università), ma anche qui gli editori temono uno svilimento del valore dei loro titoli.
D’altra parte, anche i bibliotecari hanno qualche dubbio. Loro sono, infatti, i custodi delle abitudini di lettura dei loro iscritti: con il prestito digitale, tutte queste informazioni sono gestite da altri soggetti (le aziende che ci mettono i server), che possono rivenderle direttamente agli editori.
La concorrenza e la nuova domanda
In tutto questo complesso panorama si inserisce poi la concorrenza di big come Amazon, che offre il prestito digitale negli USA, nel Regno Unito, in Francia e Germania. I clienti che acquistano il servizio “Prime” possono noleggiare un libro al mese su Kindle. Questo non vale per i libri dei grandi editori, e i bibliotecari difendono la gratuità del loro prestito (che ha anche connotazioni etiche, ovviamente).
Di certo bibliotecari ed editori sono accomunati, oltre che dalla competizione di Amazon, anche da un altro dilemma. Gli e-book hanno un sacco di lati negativi, ma senza di loro il mercato rischia di alienare uno dei pubblici più importanti: quello dei giovani nativi digitali, senza cui i libri, alla lunga, diventeranno un ricordo come il grammofono. Il prestito bibliotecario, anche se è difficile quantificarlo, ha un ruolo importante nello stimolare l’amore per la lettura, in tutto il mondo.
Alcuni scettici sostengono poi che il prestito online va a detrimento delle biblioteche, perché spinge la gente a stare a casa, senza visitarle. Ma in molti posti le biblioteche sono anche uno dei pochi punti con computer e connessioni Internet disponibili gratuitamente, e alcune offrono anche lezioni sull’uso degli e-reader. Chi abbraccia l’innovazione, quindi, sembra avere meno da temere di chi la osteggia.