Tra le varie forme di consumo digitale (comunque tutte in crescita), lo streaming diventa sempre di più il metodo utilizzato dai consumatori per ascoltare musica, segnando la progressiva ascesa di metodi basati non sul possesso ma sul consumo dei brani musicali.
Il fenomeno, tra gli altri, riguarda in particolare l’Italia, che in Europa si posiziona al terzo posto tra i passi dove si usa di più lo streaming, dopo Svezia e Francia.
I dati arrivano dal Digital Music Report 2014 pubblicato dalla IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) che riporta i dati 2013 sul mercato mondiale della musica digitale. Quest’ultima cresce in generale, anche se a livello globale i supporti tradizionali (ossia i CD) restano ancora i leader con il 61% del mercato. In molti paesi, tuttavia (come ad esempio gli USA), i profitti del segmento digitale, in cui rientrano sia i siti e portali di vendita online che i servizi di streaming, già superano quelli della musica venduta sui tradizionali supporti fisici. Questi ultimi, secondo Nielsen Soundscan, vedono le vendite di CD fisici in caduta libera rispetto al 2012 (-14,5%), ma anche una forse inattesa crescita delle vendite dei vinili, in aumento del 31% rispetto all’anno precedente (invero da una base estremamente bassa).
All’interno del mercato digitale (che cresce del 4,3% rispetto 2012), il segmento piu rilevante resta ancora quello del download, che pesa due terzi del totale. I servizi di streaming, come Pandora, Spotify, Deezer e gli altri, registrano tuttavia una crescita del fatturato di +51,3%, e raggiungono i 28 milioni di utenti stimati. Da questo punto di vista la creazione di iTunes Radio da parte di Apple sembra aver in parte favorito il passaggio dall’acquisto allo streaming: non tanto direttamente, cioè attraverso la nascita di questo nuovo servizio, quanto piuttosto portando all’attenzione del grande pubblico la presenza di servizi di questo genere. Sembra infatti che dopo il rilascio di iOs 7.0 Pandora abbia visto crescere il numero dei suoi abbonati. Il 2013 è stato, insomma, l’anno della musica in streaming.
In Italia, inoltre, gli utenti dei vari servizi di streaming sono oltre il doppio di quelli che acquistano musica in download: 32% contro 15%. Questo dato probabilmente risente del fatto che nel totale dello streaming sono considerati tutti i servizi, a prescindere dal fatto che siano gratuiti, a pagamento o sponsorizzati dalla pubblicità. Fatto sta che lo streaming, grazie alla diffusione delle connessioni veloci via cellulari, diventa sempre di più il modo per ascoltare ciò che si vuole, quando e dove si vuole, senza i vincoli del possesso.
Il nostro paese è per questo uno di quelli che si avvicinano di più al leader incontrastato, la Svezia: nel paese dove è nato Spotify gli utenti in streaming superano quelli che scaricano la musica di quasi sette volte (47% contro 7%). Sempre per fare qualche paragone, negli Stati Uniti le percentuali grosso modo si equivalgono, mentre in Germania e Regno Unito i consumatori preferiscono ancora scaricare la musica comprata per registrarla sui vari dispositivi di riproduzione.
Per quanto riguarda i servizi e le piattaforme piu note, al primo posto c’è YouTube, seguito da iTunes, Amazon e Spotify.