In questo post, primo di una piccola serie, raccontiamo come la psicologia giapponese abbia ispirato negli anni alcune tecniche di crescita personale, esportate poi in tutto il mondo.
In principio fu il kaizen
Di queste, la tecnica di crescita aziendale più famosa in tutto il mondo è probabilmente il kaizen, una parola generica che significa cambiare in meglio, che di norma nasconde in sé un programma di sviluppo basato su azioni per un miglioramento aziendale continuo. È una strategia che va oltre il semplice esserci e che spinge le persone (non solo i manager ma tutti i dipendenti aziendali) a compiere azioni concrete, seppur minime, tutte protese alla crescita.
Il termine KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore) è stato coniato da Masaaki Imai a metà degli anni ‘80 per descrivere una filosofia di business basata sui successi dell’industria locale, con particolare riferimento alla Toyota.
La cosa più interessante è che la tecnica di crescita giapponese più famosa al mondo, in realtà è americana. Infatti, per aiutare il paese a riprendersi dopo la grande depressione economica portata della seconda guerra mondiale, alcuni economisti statunitensi come W. Edwards Deming si occuparono di aiutare il contesto aziendale giapponese a ritrovare la giusta efficienza e produttività. Il metodo ha avuto successo, basti pensare che fino agli anni ‘50 i prodotti giapponesi erano percepiti come cose di scarsa qualità (riuscite a crederci?).
Il kaizen si basa su alcuni principi semplici:
- Seiri (Ordine), ovvero l’eliminazione del superfluo e la classificazione delle attività in ordini di priorità;
- Seiton (Stabilizzazione): l’identificazione degli spazi essenziali per la costruzione di un luogo di lavoro funzionale;
- Seiso (Pulizia), ossia il rispetto del luogo di lavoro e delle attrezzature, regolare manutenzione e ripristino dell’ordine dopo ogni turno di lavoro;
- Seiketsu (Standardizzazione), l’organizzazione di tutte funzioni che consentono al lavoratore di orientarsi in ogni stazione;
- Shitsuke (Sostenere), cioè il consolidamento di prassi di lavoro ottimizzate e volte alla crescita, evitando di rivolgersi a vecchi standard non più funzionali e abitudini obsolete.
Infine, il kaizen è collegato al concetto di Kanban, meglio conosciuto in Occidente con il termine “Just in time”, con le logiche di pull e push per la gestione di produzione e vendita del prodotto.
In breve, la strategia Kaizen è basata su un rinnovamento a piccoli passi. Attività semplici e concrete incentrate su formazione e coinvolgimento che, giorno dopo giorno, con continuità, porteranno a un rinnovamento positivo. In questo modo, tutte le persone coinvolte nell’azienda saranno incoraggiate ad apportare ogni giorno tanti piccoli cambiamenti, il cui effetto complessivo diventa un processo di selezione e miglioramento organizzativo e produttivo.
Se volete approfondire l’argomento in una delle vostre letture estive, vi consigliamo il libro Gemba Kaizen – un approccio operativo alle strategie del miglioramento continuo con le storie delle aziende italiane che ce l’hanno fatta