La recente “congiunturale” dell’Ance, abbiamo già anticipato qualche dato su Rentalblog, è arrivata a frustrare tutti i buoni pensieri relativi all’andamento del settore delle costruzioni, previsto per questo 2016. Sono percentuali indigeste perché pare che la crisi non sia ancora finita (sarebbe il decimo anno consecutivo di segno meno degli investimenti in costruzioni), quando in realtà qualcosa è cambiato, anche se i problemi sembrano sempre gli stessi.
In sostanza, i lavori Pubblici avrebbero dovuto avere un incremento del 6% grazie anche, fra l’altro, alla cancellazione del patto di stabilità, ma le cose non andranno così perché, e qui veniamo al problema eterno, i soldi non ci sono e le previsioni oggi parlano di un comunque positivo +0,4%. Poco. Pochissimo. Comunque non certo sufficiente a dare il via alla ripresa. Il mercato della ristrutturazione, la piacevole consuetudine di tutti gli anni della crisi, con il suo +1,7% non ce la fa a sostenere un mercato così pieno di incertezze, con un debito pubblico che ha ormai ben superato il 130% ed è in continua crescita.
Negli ultimi nove anni, sono uscite di scena circa 100.000 imprese edili e la cosa che impressiona maggiormente è che le più penalizzate sono state le società maggiormente strutturate. Per anni abbiamo parlato di uscire dal nanismo delle nostre imprese, in generale, ed ecco che chi ci prova finisce in grandi difficoltà. Una cosa probabilmente è certa: gli operatori delle 100.000 imprese che hanno chiuso sono rimasti comunque nel mercato, magari con un peso fiscale molto ridotto, creando una concorrenza che certamente non fa bene alla “professionalità organizzata”.
Un’altra tegola è arrivata dall’entrata in vigore del nuovo Codice degli Appalti. Il problema non è il Codice come tale, ma i tempi che necessitano perché un’impresa possa fare i correttivi necessari per partecipare alle gare pubbliche. Morale, è finita all’italiana: boom di pubblicazione di bandi con le vecchie regole entro aprile 2016 e, con l’entrata in vigore delle nuove regole, -26,7% del numero di bandi pubblicati, e -75,1% per valore a maggio. A giugno, il trend negativo si conferma: -34,9% rispetto a giugno 2015. L’Ance e il governo si sono seduti a un tavolo. Argomento, il necessario periodo transitorio. Del resto, non si capisce se per cambiare le regole occorrono anni e anni, e per metterle in pratica devono bastare pochi mesi. Il nostro è un mercato lento a fermarsi, lento a ripartire, lento ad adeguarsi, lento a cambiare… forse non è giusto, ma è così.
In compenso, l’eliminazione della legge di stabilità ha dato un po’ di ossigeno all’economia edilizia locale, perché gli investimenti in costruzioni continuano a languire. Anche per questo 2016 si parlerà di segno negativo, le previsioni dicono -3,4%, una percentuale che si deve aggiungere al baratro degli ultimi nove anni. Un altro segnale positivo arriva dalle compravendite immobiliari che sono in crescita da quattro trimestri. Un migliore accesso al credito, il deprezzamento degli immobili, e comunque la casa è un bene primario, una seria politica di edilizia sociale creerebbe premesse solide per la ripresa. c’è anche da dire che le agevolazioni fiscali e gli incentivi per le ristrutturazioni hanno prodotto buoni risultati. Ma il nostro mercato ha bisogno d’altro.
Per esempio, avrebbe bisogno di veder regolarizzati i pagamenti, partendo dalla Pubblica amministrazione. La media di 168 giorni per saldare le fatture alle imprese significa mettere in ginocchio tutti quanti. Rispetto a qualche anni fa (c’è chi ha atteso anche due anni prima di vedere i soldi, e intanto ha chiuso) la situazione è migliorata, se così vogliamo dire, ma è una questione di serietà, un ingrediente che tutti speriamo diventi presto la filosofia da imporre al nostro martoriato settore.
Non ci resta che suonare e ballare
Nulla di nuovo per gente come noi che continua da anni a segnalare i soliti problemi, ma nessuno prende nota!!
Che qualcuno abbia bisogno di ripetizioni? Sveglia, non ci sono esami. Gli appelli sono terminati.