Dieci milioni di pernottamenti prenotati in tutto il mondo in quattro anni non è granché, nel settore alberghiero. Ma Airbnb, anche se piccolo, sta crescendo con una velocità che molti hotel vorrebbero avere. Il network di affitto di appartamenti, che gode di una base di 200.000 case, appartamenti e proprietà, ha registrato 5 mlioni di prenotazioni da gennaio di quest’anno, contro 4 milioni nello stesso periodo dell’anno scorso.
La condivisione delle dimore non è ovviamente un fatto nuovo: per secoli gli ordini religiosi e varie associazioni di carità hanno condiviso (gratis o con la richiesta di offerte) alloggi presso conventi, monasteri, e simili. A questi poi si aggiungono milioni di viaggi studio e scambi culturali, dove l’alloggio viene pagato o magari scambiato con un analogo periodo nella casa del viaggiatore ospitato.
E di per sé Airbnb non è neppure il primo operatore di questo tipo: il primo è stato CouchSurfing, partito nel 2004, che mette in contatto chi cerca e chi offre alloggio in modo quasi del tutto gratuito (si paga una tariffa iniziale che copre i costi dei controlli di identità sui partecipanti). Ma è stato Airbnb a rivoluzionare il mercato, creando una piattaforma per la pubblicazione di annunci, le prenotazioni e le conferme, e la gestione delle transazioni finanziarie.
Chi può condividere la casa su Airbnb
Airbnb prende in considerazione solo appartamenti privati e Bed and Breakfast. Sono esclusi dal catalogo i blocchi di appartamenti congiunti. La maggior parte delle case non è mai stata affittata prima d’ora. La pubblicazione degli annunci è gratuita, ma sugli affitti che vanno a buon fine c’è una commissione del 3% per i proprietari e una che va dal 6% al 12% per gli ospiti.
Il sito è partito da New York, dove gli organizzatori all’inizio hanno contattato i proprietari per accordarsi sugli affitti (né troppo alti né troppo bassi) e per aiutarli a promuovere le loro case. Da lì il passaparola ha fatto estendere il servizio in tutti gli USA, e poi anche oltre, come ad esempio in Brasile e in Francia (e anche in Italia).
Gli ospiti non devono fornire alcuna prova della loro identità, a parte una carta di credito valida, ma i proprietari possono chiedere un elemento di verifica, come un numero di telefono valido, per confermare l’affitto. Airbnb offre ai proprietari un servizio fotografico gratuito, per mettere le proprietà nella miglior luce possibile, ma anche per verificare che esistano davvero. Per favorire la creazione di fiducia tra le parti, come spesso accade nei servizi di noleggio peer-to-peer, ognuna di loro dà un voto all’altra al termine dell’affitto, e i profili sul sito possono essere connessi a quelli di Facebook, LinkedIn e Twitter, in modo da mostrare che le persone “esistono” davvero.
Airbnb nella sua breve carriera ha infatti già avuto un grosso problema: nel giugno dell’ano scorso un ospite devastò e derubò la casa di una proprietaria, che si lamentò scatenando una protesta virale contro il sito. Airbnb all’inizio gestì la cosa malissimo, ma poi risarcì la signora e introdusse una garanzia di 50.000 dollari contro i danni, poi portata a un milione di dollari con l’aiuto degli Lloyd’s di Londra. Il costo dell’assicurazione sicuramente ha inciso sul bilancio di Airbnb, ma non così tanto da richiedere un aumento delle commissioni.
Ora la crisi dovrebbe essere passata, come mostra la crescita nell’ultimo anno. L’azienda continua a inventarsi nuovi mezzi per assicurare la presenza di fiducia tra le parti, e un milione di dollari sicuramente è un incentivo interessante.
Airbnb offre il servizio fotografico professionale gratuito: https://www.airbnb.it/help/question/297
La crisi non passerà mai, tutto tempo sprecato.
Ciao a tutti!
A proposito di Airbnb e di affitti, ho sentito parlare di una società che si occupa di offrire ai proprietari di case in affitto un servizio per gestire in maniera completa l’affitto per brevi periodi. Qualcuno sa qualcosa? Pensate che possa essere un servizio utile per chi affitta una casa?
Sofia
Buongiorno Sofia,
avremmo bisogno di informazioni più precise per risponderti. Il servizio che descrivi è ad esempio offerto, a livello locale, da molti consorzi turistici e dagli IAT più avanzati in diverse località di villeggiature, tanto al mare quanto in montagna.
Alcune volte il servizio è totalmente gratuito, altre richiede il pagamento di una quota per servizi aggiuntivi (foto ad hoc, mappe dettagliate, promozione eccetera).
Oliviero