La prosopopea pacata e accattivante del nostro attuale Primo Ministro, è solita toccare fugacemente in anticipo temi che poi occuperanno più seriamente i lavori dell’esecutivo. Così, l’aver perentoriamente tuonato che “l’articolo 18 scoraggia gli investimenti delle imprese”, lascia intravedere la portata che a breve avrà quello scenario di flessibilità che le decisioni sulle liberalizzazioni hanno fin qui solo solleticato.
Se, come pare, non si tratta solamente di una manovra forzata e di poca sostanza, ma di una strada senza ritorno, significa che ci troveremo tutti quanti a operare in una deregulation di fatto, almeno in tema di tutele sulla mobilità della forza lavoro. Una forza lavoro, oltretutto, chiamata a rimanere produttiva per alcuni anni in più rispetto a prima. Ma, soprattutto, significa che i grossi capitali di investimento potrebbero tornare a guardare favorevolmente verso un Paese che, nonostante le risorse fin qui distribuite, necessita di nuove e moderne infrastrutture.
Monti ricorda, infatti, che questo contesto con minori vincoli, porterà nuova linfa economica a un mercato interno attualmente in recessione. Togliere ciò che incatena, per sviluppare risorse in modo spontaneo. Il posto fisso è monotono, la geografia produttiva è più allargata: imprese e forza lavoro vanno a stare dove il contesto è più trasparente, efficiente, regolamentato e dove si ridistribuisce la reale ricchezza che viene prodotta.
Se questa filosofia non spaventerà e se questo cambiamento prenderà davvero piede, l’Italia potrà diventare, nei prossimi anni, un territorio dove si giocherà una forte competizione economica. Ribaltando il concetto sugli altri fattori produttivi, le imprese necessiteranno di nuova tecnologia, nuovi macchinari, magari temporaneamente. Chi investirà non potrà permettersi di gettare al vento le proprie risorse, perché tutto sarà calibrato e tutto sarà giocato sui costi variabili. Sempre più soggetti economici saranno snelli e ricorreranno alla loro fruizione a noleggio. Il noleggio ha, quindi, davanti a sé una nuova stagione incoraggiante, almeno nelle motivazioni fondamentali del mercato.
Sapranno, le compagnie di noleggio nazionali, da chi offre information technology a chi mette a disposizione macchinari e spazi, mezzi di trasporto, sistemi di produzione, supporti energetici, eccetera, farsi trovare al medesimo livello di qualità e organizzazione di una domanda che forse diventerà di più alto livello proprio perché globalizzata, e molto rapidamente?
Oppure, insieme alla cultura imprenditoriale della flessibilità, ci faremo soffiare nuovamente un mercato non più protetto, da quegli operatori stranieri che mai prima si sono affacciati, ma che ora potrebbero trovare conveniente farlo in virtù di regole meno rigide e chiuse rispetto al passato?
E chi governerà questo cambiamento?
Con quali regole?