L’indagine Rental Tracker per il secondo trimestre 2011 mostra una situazione tutto sommato positiva nel mercato europeo del noleggio, ma anche il permanere di condizioni di incertezza nel mercato italiano del noleggio e in quello inglese, e una situazione migliore in quelli di Francia, Benelux e regioni scandinave.
La grande maggioranza delle imprese intervistate (86%) ha dichiarato condizioni di mercato stabili o in miglioramento, ma la quota di chi nello specifico dichiara condizioni migliori rispetto a tre mesi prima è scesa dal 56% al 42%. Un dato positivo, nel complesso, è che la quota di chi registra un peggioramento è ai minimi dal 2009 (quando l’indagine è partita).
Purtroppo il nostro paese è quello che ha registrato il peggioramento più sensibile, in seguito al peggiorare delle condizioni economiche generali. Il paese in cui invece la situazione è migliorata in modo più eclatante è l’Olanda.
Analogamente a quanto visto per l’andamento dell’attività aziendale, anche sul fronte della time utilisation la situazione è per la maggior parte delle aziende positiva, ma la percentuale di chi dichiara una time utilisation in crescita è scesa dal 56% al 47%, che costituisce il minimo dal primo trimestre 2010.
Per gli investimenti le aziende restano ancora alla finestra
Anche le previsioni di investimento nelle flotte mostrano qualche timido segnale di ripresa: il 54% dei rispondenti prevede di investire il 10% in più (rispetto al 2010), ma di questi solo il 12% ritene che spenderà il 25% in più. Il 46% del totale dei rispondenti manterrà invece invariati gli investimenti, e l’8% li ridurrà.
Si tratta quindi di livelli che, per quanto nella media abbastanza positivi, non sono caratteristici di un settore in piena ripresa, soprattutto dopo l’allungamento della vita utile a cui sono state sottoposte le flotte europee negli ultimi due anni. La fotografia che ne deriva è ancora una volta quella di un settore a due facce: nel consuntivo degli ultimi mesi vede una situazione positiva, di miglioramento dei fatturati; ma per l’immediato futuro mantiene i motori aziendali al minimo, facendo investimenti solo fisiologici, per mancanza di supporto finanziario e per paura di fare il passo più lungo della gamba, soprattutto dal momento che la crisi europea sembra tutt’altro che superata.