In Italia negli ultimi venti mesi hanno chiuso 1.000 esercizi di noleggio video; il fatturato del settore dal 2004 ad oggi si è più che dimezzato.
L’ANVI (Associazione Nazionale Videonoleggiatori Italiani) incolpa quasi esclusivamente il download illegale di opere audiovisive protette e agita lo spettro dello stop degli investimenti in nuove opere cinematografiche e musicali.
Il punto di partenza dell’analisi è assolutamente corretto: la pirateria è un crimine, e il fatto che non ci sia la sottrazione fisica del bene non vuol dire che non si leda il diritto del proprietario a essere compensato per il suo lavoro.
Tuttavia le associazioni di categoria fanno quasi sempre riferimento solo all’elemento pirateria nelle proprie valutazioni, senza mai affrontare quello della qualità del prodotto e del servizio alla clientela. L’esempio della musica online, da questo punto di vista, è piuttosto chiaro: messi a contatto con sistemi (legali) di download della musica, oltre che con la minaccia delle conseguenze legali, molti utenti, di là e di qua dell’oceano, hanno iniziato a usare le piattaforme a pagamento, siano esse iTunes o sistemi di scarico onnicomprensivo (come quelli legati all’acquisto di alcuni telefoni cellulari con lettore mp3). La pirateria musicale quindi c’è ancora, ma vale sempre meno. E quello online è l’unico canale che “funziona”, con vendite boom, rispetto a quello tradizionale.
D’altra parte, perché acquistare un CD con dodici canzoni, di cui se ne ritengono ascoltabili solo due o tre?
Ne deriva la nascita di filiere molto diverse, come quelle guidate dai cantautori, che guadagnano molto di più dai concerti live (dove la pirateria è impossibile) o dal merchandising (dove è più difficile che per i brani musicali) che dai dischi, e dove anzi questi ultimi sono offerti gratis per crearsi una base di fan. Cantautori come i Radiohead, che quindi “eliminano” l’intermediario, diventato inutile o non in grado di giustificare il proprio compenso.
Con l’avvento della banda larga (quella vera, chissà se riusciremo mai ad averla in Italia?), ragionamenti simili a questo diventeranno sempre più probabili anche nella filiera del videonoleggio: la pirateria ci sarà sempre, ma magari, di fronte ad abbonamenti che con pochi euro consentono di vedere molti film direttamente sulla propria tv di casa, i consumatori apriranno il portafoglio.
Ma i noleggiatori tradizionali potrebbero diventare l’anello debole della catena: per questo devono organizzarsi, e in fretta.