L’altro ieri, al Meeting di CL, il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha detto:
“Non direi che il peggio è passato ancora ci sono molti rischi. Dice bene Angela Merkel: la crisi è passata quando si ritorna al punto di prima non quando il peggio è passato. Ma i segnali positivi ci sono.”
Se la crisi è passata quando si ritorna al punto di prima, in Italia, contando quanto è calato il PIL negli ultimi dodici mesi, e soprattutto il tasso di cresita che ci possiamo attendere nei prossimi, quando la crisi sarà passata?
Nel 2013?
La domanda è lecita.
Infatti non si capisce più se si deve essere per forza ottimisti solo per trasmettere fiducia o se si deve essere realisti e quindi manifestare lo sconforto, che non è solo nei numeri, nel Pil, nel punto di crisi in cui ci troviamo, ma che genera riflessi negativi a catena.
Chiedersi a che punto siamo nella crisi, a mio avviso, significa decidere cosa fare adesso e agire. Punto.
Cosa ne pensate?
Non amo parlare della crisi: anche se la respiro, non è diventata uno dei miei argomenti preferiti.
Ho adottato da tempo la filosofia che esprime Giorgio: lasciamo da parte i pensieri catastrofici legati ai dati e ai numeri.
Teniamoli sì presenti, ma impariamo a leggerli nel modo migliore: quello che ci serve per agire.
A tutti quanti fa bene pensare che le cose andranno meglio, forse perché peggio di così non si potrebbe, o forse perché è la spinta psicologica che incoraggia comportamenti positivi; non a caso ultimamente si guarda con molta attenzione a quella branca dell’economia che investe risorse sulla psicologia dei comportamenti. Sono gli atteggiamenti e le percezioni del mondo che ognuno di noi ha a spingere o meno verso la voglia di fare…
Mi piace pensare che la spinta al cambiamento derivi dall’interno di ognuno perché in questo modo il nostro spirito è aperto ad accettare le sfide!
La crisi passerà quando si smetterà di parlarne, perché troppo occupati a fare altro. la crisi è un animale strano, al quale molti si affezionano per il semplice gusto di lamentarsi, uno dei nuovi e più gettonati sport nazionali, anche quando magari se ne potrebbe fare a meno. Ma è anche una realtà che sta oggettivamente condizionando la vita di troppe persone che stanno subendo scelte scellerate di politica del lavoro in un clima economico che è profondamente cambiato. Un problema è accettare che nulla sarà come prima, un altro problema è cambiare mentalità perché comunque non ci sono alternative. La crisi, questa crisi strutturale, ha evidenziato senza pietà tutte le storture del nostro sistema polico, economico e finanziario e strutturale di migliaia di aziende. Ci può dispiacere, perché nessuno dovrebbe pagare per l’incapacità altrui, ma essere stupiti…