No, non è un articolo che mira a suggerire quale dito della mano usare in caso di elevata irritazione, anche se le notizie che lo ispirano lo giustificherebbero senza remora alcuna. L’economia italiana crescerà quest’anno meno del previsto, come annunciato per la seicentesima volta consecutiva dalle stime del FMI. Ovviamente è allarme per i conti pubblici, con codazzo di ulteriori allarmi conseguenti che, per cittadini e imprese, si traducono in nuova pressione fiscale, diretta e indiretta, accompagnata da nuovi tagli alla spesa. Raffinata ingegneria di gestione della cosa pubblica. Tradotto significa: si lavora meno, si prenderà, meno, si pagherà di più per ottenere meno, eccetera.
Del resto “fare di più con meno” era uno slogan molto in auge nelle organizzazioni rampanti di fine anni 80 e forse “fare meno con niente” diventa la sua nemesi. Mi chiedo come la revisione di uno zero-virgola-uno-per-cento delle stime di crescita (al ribasso o al rialzo fa lo stesso) possa ancora occupare intere pagine di quotidiani o minuti di dibattiti alla TV. Se proprio dobbiamo giocare a Monopoli, allora applichiamo le sue regole, semplici e chiare: chi fa soldi va avanti, chi li perde va fuori (e magari chi va in prigione ci resta e senza passare nuovamente dal Via).
E’ così difficile invertire la tendenza all’ipertrofia economica e puntare verso una crescita a medio termine, anziché seguitare a rimpinguare le casse del fisco a breve, depauperando le tasche e le speranze della classe imprenditoriale e dei cittadini e facendo diventare i pochi ricchi ancora più ricchi e i poveri sempre di più e sempre più poveri?
Ma poi, i ricchi creano davvero occupazione? Oppure a creare posti di lavoro, in ultima analisi, sono i clienti, i consumatori, vale a dire la classe media, che sembra non esistere più?
Che siano i ricchi, o i capitalisti, come vorrebbe uno dei luoghi comuni dell’economia ortodossa, o come ci ha insegnato la storia dell’Italia quando ancora era un Paese sano con tanta voglia di crescere e competere (e cervelli adeguati, parlo degli Agnelli, degli Olivetti…) io sono sempre meno convinto. E forse non lo sono nemmeno i ricchi che fanno gli imprenditori, tanto meno oggi che certi imprenditori vorrebbero continuare a utilizzare mano d’opera possibilmente senza pagarla (o quantomeno senza regole). Del resto è l’azionista che deve essere remunerato no?
Certo, gli imprenditori e i detentori di capitali sono una parte importante del processo (banche a parte). E’ la classe media invece a essere stata la vera causa, non la conseguenza, della prosperità goduta nel passato dagli USA, tanto per citare un Paese che si è sempre mosso controtendenza. Lo ha capito, ad esempio, recentemente la città di Seattle, che ha alzato per legge il salario minimo a 15 dollari l’ora, da 9 (già il 30% in più della media).
Risultato? Seattle è, con San Francisco, la città col tasso di occupazione più alto negli Usa, ed è in assoluto la città che sta crescendo a ritmi più elevati.