La ripresa nell’Eurozona è destinata a rimanere graduale, con i problemi in Ucraina e in Medio Oriente che aggiungono incertezza a una situazione economica già difficile.
Il PIL reale, se crescerà nel 2014, lo farà a un tasso molto basso. Anche se le economie che più hanno fatto riforme strutturali (come la Spagna) mostrano segni di miglioramento, la situazione resta difficile nel nostro Paese e in altri, come il Belgio; anche in Germania si registra una crescita molto bassa.
Sul fronte positivo, la disoccupazione a livello continentale è calata leggermente, e anche l’euro sta mostrando qualche segnale di debolezza rispetto alle altre principali valute (come il dollaro), il che rende le nostre esportazioni più competitive. Tra l’altro, la parallela crescita del costo delle importazioni, normalmente un fenomeno negativo, nell’attuale contesto a rischio di deflazione è da considerare un elemento non così problematico.
Come abbiamo già riportato qualche settimana fa, l’indice delle opinioni delle aziende sulla produzione industriale e dei servizi (PMI) mostra un rallentamento negli ultimi mesi, ma anche una leggera ripresa, secondo l’indice Flash pubblicato recentemente, per il mese di ottobre. L’euro debole dovrebbe mantenersi su livelli come minimo in linea con quelli degli ultimi mesi, a meno che le altre Banche Centrali non cerchino di contrastare questa situazione attraverso “guerre” valutarie.
La BCE continuerà invece con le sue politiche volte ad aumentare la liquidità esistente nel sistema finanziario, specialmente quella rivolta alle imprese, anche se fino a ora nel nostro paese la conseguenza più visibile a livello generale è stata una forte crescita del credito al consumo per l’acquisto di beni durevoli.
In ogni caso, sembra molto improbabile, visto il contesto finanziario, che la Banca Centrale Europea alzi i tassi di interesse ancora per molti mesi.
Nel complesso, il PIL dell’Eurozona dovrebbe salire nel 2014 dell’1%, per poi salire dell’1,5% nel 2015 e dell’1,6% nel 2016.
Le previsioni per le costruzioni
In un contesto simile, per il settore delle costruzioni si attende una crescita bassa a livello continentale, se si considera che il settore viene da anni di crisi. La spesa per costruzioni nel complesso dovrebbe salire dell’1,5% nel 2014 e del 2,2% nel 2015.
Molto dipenderà dalla pressione che l’austerità e il controllo della spesa pubblica eserciteranno su elementi come l’investimento in infrastrutture, specialmente nei paesi additati come “spendaccioni” (tipicamente quelli del Mediterraneo e del Sud Europa) dalle più austere controparti del Nord.
A livello continentale il settore non residenziale dovrebbe crescere più del residenziale, in media del 2,3% nei prossimi cinque anni, specialmente nei paesi del Nord Europa, dove l’economia è più stabile e quindi anche le prospettive di investimento più interessanti.
Sul fronte residenziale, infatti, rimangono ancora paesi, come la Spagna, con un eccesso di offerta significativo, eredità della recente bolla immobiliare, e problemi di domanda in paesi come Grecia, Irlanda e Portogallo.
Al pari di quelli appena citati, l’Italia resterà uno dei paesi più difficili per le costruzioni, anche perché l’elevata disoccupazione non favorisce la creazione di nuove famiglie (e quindi la domanda di nuove abitazioni). Il rischio che le tasse restino elevate, e che non si concretizzino le necessarie riforme economiche, rende ancora poco attrattivi i paesi del Sud Europa dal punto di vista degli investimenti.