Si è tenuto giovedì 4 dicembre presso il Jolly Hotel Touring di Milano il seminario di Rental Network e Kriel sulla gestione dei rischi nel noleggio.
L’appuntamento, che ha attirato l’interesse di una trentina di operatori del settore, era focalizzato sulle opportunità del risk management per le imprese del noleggio, e sugli investimenti da sostenere per dotarsi di un sistema di gestione dei rischi.
I relatori del seminario, Gianpaolo Crenca e Salvatore Forte, dello studio Crenca e Associati, sono attuari: il loro lavoro consiste nello stimare i rischi dell’attività economica, attraverso complesse funzioni e calcoli relativi alla probabilità che si verifichino eventi specifici. Per questo motivo uno dei settori in cui operano molto spesso è quello delle assicurazioni.
Il loro intervento, dal punto di vista sia teorico che pratico, è stato interessante, tutt’altro che difficile da comprendere e molto aderente ai temi e problemi del noleggio. Chi ha partecipato all’incontro ha sicuramente raccolto numerosi spunti molto utili, su cui vale la pena di riflettere in modo approfondito: a mio giudizio i principali sono tre.
Il primo fa riferimento al concetto stesso di rischio. La parola “rischio” ha infatti in italiano una connotazione essenzialmente negativa: si rischia di avere un incidente o di incorrere in una perdita. In realtà “rischio” è una parola che non dovrebbe a priori avere connotazione assegnte (i latini direbbero che è una “vox media”): in questo senso, rischio è solo la probabilità che si manifesti un evento, sia positivo che negativo.
Il secondo elemento è la necessità di conoscere la propria azienda: come fa un esperto di risk management a misurare il rischio che si verifichino un furto di macchine o un’appropriazione indebita? Per farlo, deve prima aiutare l’impresa a mappare tutti i suoi processi di gestione del parco macchine. Le prime domande basilari che mi vengono in mente a questo proposito sono:
- dove sono custodite le macchine non concesse a noleggio?
- sono macchine facilmente rivendibili se rubate (e quindi più appetibili)?
- che garanzie richiediamo al momento della stipula del contratto di noleggio?
- che informazioni raccogliamo sul cliente che prende le macchine a noleggio?
- abbiamo sistemi di controllo e sicurezza delle macchine (antifurto, sistemi GPS e simili)?
E’ importante sottolineare che in questo processo il risk manager lavora come facilitatore nell’analisi del management dell’azienda, cioè pone le domande giuste alle persone giuste, e che questo può anche generare interessanti opportunità di revisione dei processi attuali, per ottenere maggiore efficienza nella gestione.
Ma senza un’attenta analisi dell’attività aziendale, il risk manager non ha la materia prima su cui costruire i suoi (a volte complicati) modelli di calcolo probabilistico.
Il terzo e ultimo aspetto fa riferimento alla capacità di dimensionare i rischi e le risposte a questi utlimi: la prima e più naturale risposta a un rischio negativo è dotarsi di un’assicurazione. In realtà questa potrebbe non essere necessaria. Potrebbe essere sufficiente modificare un processo aziendale, o allocare una maggiore quantità di capitale proprio alla copertura in caso si verifichi l’evento, per coprirsi a un costo minore della polizza. Di converso, l’analisi di risk management potrebbe farci scoprire che ci sono rischi per i quali siamo già troppo coperti, e in cui quindi è possibile liberare capitale di rischio da destinare ad altre coperture, o ad altre attività in cui farlo fruttare di più.
In definitiva, il risk management presenta la necessità di investire nella conoscenza della propria azienda, ma fornisce opportunità di miglioramento dei processi e delle modalità di allocazione del capitale che ripagano ampiamente dei costi sostenuti per attrezzarsi in tal senso.