Un interessante commento è apparso in questi giorni sulla rubrica Rent Talk sul Rental Equipment Register.
In poche parole, l’editoriale sostiene questi punti, tutti relativi al mercato USA:
- i canoni di noleggio sono crollati in tutti gli Stati Uniti. Macchine che sarebbero state noleggiate nel 2008 per 2.200 dollari al mese, ora hanno un canone di soli 800 dollari. A seconda dello Stato, i canoni sono scesi dal 20% al 60%, anche se la situazione è molto variabile in base al mercato locale, al tipo di macchina, al momento e al lavoro da svolgere. Si tratta della guerra di prezzo più feroce da molti anni a questa parte.
- Si sono scatenate delle guerre verbali di accuse verso questa o quella azienda (nazionale o locale), ma la verità pura e semplice è che ci sono troppe macchine nei parchi e troppo pochi clienti: i noleggiatori hanno bisogno di una certa time utilisation, i venditori devono far uscire le macchine e fare contratti, e i clienti d’altra parte devono tagliare sui costi in qualche modo.
- E’ altamente improbabile che la soluzione risieda in accordi di settore più o meno espliciti, non solo perché illegali, ma anche perché impraticabili in ogni caso.
- In ultima analisi, questa guerra di prezzi sta colpendo il settore non solo in modo diretto (ossia sui bilanci), ma anche in modo più subdolo, ossia “svalutando” il settore del noleggio agli occhi di potenziali investitori. Chi investe nelle aziende, i fondi di private equity in primis, ha bisogno di settori non solo redditizi, ma anche redditizi in modo stabile nel tempo. Altrimenti investiranno altrove. Un conto è essere in crisi perchè è in recessione l’edilizia, un altro è amplificare la crisi con la volatilità dei ricavi.
Ci sembra che questi discorsi, con i dovuti aggiustamenti, valgano anche per il mercato italiano. E’ vero che il mercato è ancora relativamente giovane (sempre meno giovane, però) e ha spazi di crescita. Tuttavia è più che mai necessario che tutti gli operatori si dotino di strumenti di analisi, ad oggi ancora assenti in diverse realtà, per capire e gestire i ritorni sull’investimento in una macchina messa a noleggio in tutta la sua vita utile (quindi anche considerando la differenza tra valore di acquisto e potenziali ricavi dalla vendita dell’usato), e non solo nel breve e brevissimo termine. Non sappiamo dire, ora come ora, di tutte le strategie adottate dalle imprese, quali siano dettate da un’analisi chiara della propria situazione, e quante solo dall’intuizione (o, peggio, dall’assenza di alternative).
Fino all’anno scorso, i fondi di private equity sembravano interessati al noleggio, e sembravano guardare al settore come una prateria in cui cercare nuove prede. Ora sono anche loro fermi al palo, non avendo i soldi con cui finanziare le acquisizioni. Ma questa crisi rischia di farli “scappare” nel momento in cui torneranno ad avere le forze per investire, e proprio da un settore che invece in condizioni normali avrebbe flussi di cassa stabili con cui finanziare il business.
Si dirà che tanto in Italia gli imprenditori possono fare da soli, senza bisogno di fondi o altri finanziatori (che non siano le banche). Ma sarebbe un’occasione persa per far crescere il settore e farlo arrivare ai livelli degli alri paesi europei.