Tutti sappiamo che uno dei vantaggi del noleggio per i suoi clienti consiste nell’evitare di appesantire il bilancio con l’iscrizione di una nuova attività e, soprattutto, nel poter trasformare un unico investimento iniziale in un flusso di spese correnti (i canoni). Se l’azienda, per acquistare un bene, contrae un mutuo, registra un aumento delle sue passività; usando il noleggio, invece, sostiene una serie di costi che finiscono di anno in anno nel conto economico, ma non nel passivo dello stato patrimoniale.
Tuttavia questo potrebbe cambiare. Secondo quello che una delle maggiori aziende di consulenza fiscale al mondo, Price-Waterhouse Coopers, definisce “il più grande cambiamento di sempre nella contabilità aziendale”, in futuro le aziende che prendono a noleggio e in leasing beni e strumenti potrebbero dover iniziare a trattare i canoni come passività da iscrivere nel passivo aziendale.
Una rivoluzione che viene da lontano
Dopo il crollo di Enron, avvenuto nel 2001, il Congresso USA chiese alla SEC di investigare su tutte le possibili forme di “manipolazione” legale del bilancio con cui le aziende, come fece Enron, potevano nascondere i loro debiti verso altri soggetti. Quattro anni dopo la SEC, nelle sue conclusioni, ha individuato il noleggio e il leasing come una sorta di scappatoia che nei soli USA rappresentava 1.250 miliardi di dollari di potenziali debiti non segnalati negli stati patrimoniali aziendali, e ha raccomandato che venissero invece inclusi. Dopo tutto, si genera lo stesso un debito, ma verso il noleggiatore e non verso un istituto di credito.
Da allora è iniziata la fase di stesura dei nuovi regolamenti da parte dei due organi responsabili dei principi contabili a livello globale, il Financial Accounting Standards Board (FASB) in America e l’International Accounting Standards Board (IASB) nel resto del mondo. Le nuove regole sul trattamento fiscale del noleggio prevedono che le aziende stimino il valore attuale dei flussi di canoni e il inseriscano nel passivo di bilancio come se fossero prestiti o mutui.
La SEC ha previsto una forte resistenza a queste norme, e ha visto giusto. Gli oppositori delle nuove norme parlano di gravi conseguenze per le imprese e per l’economia.
Sono già arrivate numerose lamentele al FASB e allo IASB. Le principali associazioni imprenditoriali americane sostengono che le aziende ridurranno la loro attività per mantenere inalterati i propri indici di bilancio. C’è chi parla (forse in modo un po’ eccessivo) di un impatto sul PIL americano pari al 3%, che è lo stesso più o meno della crisi finanziaria globale.
Altri analisti, più misurati, considerano queste nuove regole una soluzione costosa a problema minore. Tutti i professionisti che valutano i bilanci aziendali sono abituati a tener conto dei canoni di leasing e di noleggio nelle proprie valutazioni. Le aziende, invece, dovrebbero sottoporre tutti i beni presi a noleggio a una contabilità separata. Non sempre, inoltre, il noleggio viene usato per fini fiscali, ma magari solo perché è una soluzione intelligente (e ricca di servizi accessori) a un problema aziendale.
Tra l’altro, eliminando i canoni di noleggio dai costi inseriti nel conto economico, si avrà un aumento del margine operativo e dell’EBITDA. Nella situazione attuale, invece, questi indici riflettono in modo più corretto la differenza tra ricavi e costi dell’esercizio.
Come andrà a finire?
Entrambi gli schieramenti in campo, insomma, hanno buone motivazioni a loro disposizione.
Le aziende temono, più che l’aumento dei costi della contabilità, un aumento del costo dei propri interessi sul debito, perché le banche, vedendo crescere l’indebitamento aziendale, potrebbero diventare più stringenti nelle loro valutazioni o alzare i tassi. La SEC e gli altri organi di vigilanza devono però considerare anche la tutela da comportamenti scorretti. In alcuni casi anche gli analisti più esperti faticano a star dietro a tutti i sofisticatissimi intrecci di leasing e noleggio che alcune aziende usano per nascondere i propri debiti.
Insomma: alla fine gli organi che definiscono i principi contabili potrebbero fare un altro giro di consultazioni e verifiche, ma è difficile ipotizzare che la riforma del trattamento fiscale del noleggio venga abbandonata del tutto.
E così il noleggio, alla fin fine, perderà probabilmente uno dei suoi vantaggi.