La crisi finanziaria che sta investendo l’Europa nelle ultime settimane ha un risvolto molto importante per le imprese di tutti i settori (e anche per le famiglie) di cui ancora non si parla nei telegiornali, da monitorare costantemente in queste calde giornate estive.
Senza voler creare facili ma inutili allarmismi, con questo articolo vorrei mettere in guardia tutti i nostri lettori sui possibili sviluppi della crisi finanziaria europea sulla disponibilità di credito del sistema bancario italiano.
Negli ultimi giorni, infatti, i mercati interbancari europei (italiani e spagnoli in particolare) stanno lentamente andando incontro a una fase di “congelamento”, simile a quella avvenuta dopo la crisi di Lehman Brothers. Un indicatore importante del livello di fiducia nel sistema interbancario, lo spread tra Euribor a tre mesi e tasso OIS (Overnight Indexed Swap), ha raggiunto infatti il livello più alto da due anni a questa parte, a 40 punti base. Come riferimento, si può tener presente che esso:
- normalmente è stabile sui 10 punti base;
- quando nel 2007, all’inizio della crisi, fu nazionalizzata la banca inglese Northern Rock, raggiunse gli 85 punti base;
- quando nel 2008 fallì Lehman Brothers, arrivò fino ai 365 punti base.
Si tratta di un indice molto specifico, che, senza entrare in tecnicismi, rappresenta la fiducia che le banche hanno l’una verso l’altra. Un livello di 40 punti base non è in sè allarmante, se confrontato a quello massimo raggiunto nel 2008, ma di certo desta preoccupazione, visto che è il quadruplo del normale.
I motivi della crisi di fiducia
A che cosa è dovuta questa crisi di fiducia? A tanti problemi che si sommano.
- In primo luogo, le banche di tutta Europa (ma quelle italiane e spagnole in particolare) hanno nei loro bilanci quantità enormi di titoli di Stato, con cui riducono il loro rischio di investimento e con cui ottengono liquidità dando questi titoli in pegno alla BCE. Meno valgono questi titoli, meno soldi le banche possono chiedere. A questo si aggiunge ovviamente il rischio di perdite di valore se dovessero rivendere questi titoli a un prezzo molto basso, o peggio ancora se ci fosse un default di uno di questi paesi. Quelle che possono, infatti, si liberano dei titoli più “rischiosi”, come ha fatto Deutsche Bank, nelle scorse settimane, con buona parte dei titoli di stato italiani detenuti in portafoglio.
- A questo si aggiunge il fatto che i fondi monetari americani, alle prese con i loro problemi (legati al debito USA), stanno riducendo la loro esposizione verso le banche europee, limitando quindi anche questa fonte di finanziamento per queste ultime.
- Dietro le quinte, infine, la Federal Reserve ha avvisato la BCE che non potrà intervenire sui mercati finanziari internazionali per dare liquidità al sistema, come avvenne all’indomani della crisi Lehman Brothers del 2008.
Quindi si presenta purtroppo un mix perfetto di condizioni in grado di bloccare i meccanismi di fiducia e di scambio di flussi finanziari tra le banche europee, e quindi italiane, dove la BCE avrà meno armi a disposizione per ripristinare l’ordine. Il rischio, in ultima analisi, è il nuovo e ulteriore peggioramento della disponibilità di credito per le imprese e le famiglie, in una situazione paragonabile a quella di 3 anni fa.
Quali le conseguenze per la filiera dell’edilizia e del noleggio?
Le conseguenze per le imprese del noleggio possono essere molto negative. L’edilizia, come settore sbocco per i noleggiatori, è attualmente piagata da una crescita esponenziale delle richieste di ristrutturazione dei crediti da parte di imprese clienti agli stessi noleggiatori, con piani di rientro non prevedibili e veri e propri insoluti. Un dato che peggiora ulteriormente la già fragile struttura finanziaria di alcune società di noleggio particolarmente esposte anche verso la clientela fidelizzata. Una crisi nella disponibilità di credito da parte delle banche, verso i noleggiatori e verso i loro clienti, è l’ultima cosa di cui il sistema ha bisogno in questo momento.
Per questo invitiamo tutti i nostri lettori a tenere d’occhio la situazione, possibilmente attraverso articoli di analisti indipendenti sulla stampa internazionale.
Cosa vuol dire noleggiare titoli di stato? E’ Legale ? quale società lo fà ?
Buongiorno Santo,
nel testo del post (invero un po’ datato al momento in cui scriviamo) si fa riferimento alla pratica, estremamente comune da parte delle banche, di “dare in pegno” titoli di Stato alla propria Banca Centrale per ottenerne liquidità.
Fortunatamente, negli ultimi anni, la BCE è intervenuta pesantemente nel concedere liquidità alle Banche a fronte di titoli di Stato. Questo ha portato le banche, finalmente, a concedere un po’ più di prestiti a famiglie e imprese, contribuendo a un minimo di ripresa economica.
Dare in pegno titoli di Stato (o di altri emittenti) è comunque una pratica possibile anche per altri soggetti (persone fisiche, aziende) per poter ottenere un prestito da una banca.