Ogni marchio racconta una storia. Ma è una storia che parla dei cimenti, non dell’azienda.
Perché alcuni preferiscono la Coca-Cola e altri la Pepsi, e perché alcuni si dichiarano Alfisti, oppure cultori della Harley-Davidson?
Ogni marchio ha una sua storia da raccontare: è così che è diventato tale, partendo da un semplice logo o nome commerciale. La storia include aspettative, esperienze passate, promesse, elementi sociali ed emozioni. È quello che ci fa dire che “amiamo” Apple o Armani.
Ma che cosa è che amiamo, in realtà? Semplice: noi stessi.
Amiamo il ricordo di come quel marchio ci ha fatto sentire una volta (o di come ci fa sentire tutti i giorni). Facciamo beneficenza a un certo ente, tifiamo una certa squadra di calcio e scegliamo un certo profumo perché raccontano qualcosa di noi, che amiamo.
È difficile da spiegare, persino a noi stessi che cosa è questo qualcosa. È qualcosa di narcisistico, magari, o in qualche caso di nostalgico. Ma il fatto che è difficile da individuare non vuol dire che non funzioni.
Quindi con le nostre scelte di acquisto (come consumatori e come persone d’azienda) esprimiamo un po’ di noi stessi, e gli acquisti diventano estensioni della nostra personalità, simboli di ciò che siamo o che vorremmo essere.
Quando lavoriamo sul nostro marchio e sulla comunicazione aziendale, ricordiamocene: non stiamo costruendo solo un prodotto o un servizio, ma un significato per il cliente.